Gattari da legare: La domenica del gattaro (parte II)
Il pranzo è finito, finalmente: pessima mossa, quella di cucinare il pollo. Pur di farli stare tranquilli, metà è andata a loro. Fuori c’è silenzio: la strada si animerà più tardi, quando le famiglie torneranno dai ristoranti e dalle passeggiate domenicali. “La domenica… serviva a qualcosa, credo” pensa il gattaro, prigioniero da troppi anni. Ha […]
Il pranzo è finito, finalmente: pessima mossa, quella di cucinare il pollo. Pur di farli stare tranquilli, metà è andata a loro. Fuori c’è silenzio: la strada si animerà più tardi, quando le famiglie torneranno dai ristoranti e dalle passeggiate domenicali. “La domenica… serviva a qualcosa, credo” pensa il gattaro, prigioniero da troppi anni. Ha la netta sensazione che, in passato, la domenica non servisse a ripulire improntine dai muri di casa.
Dopo pranzo le belve sono più calme: si potrebbe uscire, magari. La micia più furba, quella che tra sé e sé il gattaro chiama “la regina del male”, subodora il guizzo di vitalità improvvisa e di desiderio di libertà del padrone, e gli si piazza sulle gambe bloccandogli la circolazione. La regina del male è subdola: morbidissima, bianchissima, dolcissima, socievolissima: sono le peggiori, devi aspettarti di tutto, da questi soggetti.
Grida belluine svegliano il gattaro, che si è addormentato seguendo l’esempio delle sue gambe: non scoprirà mai il motivo di quelle grida, ma la quantità di terra e dalie moribonde nel cortile gli prova che non ha sognato. Dopo una giornata buttata, il gattaro mangia di nascosto gli avanzi del pollo. La strada, come previsto, si rianima. Con una coscia di cacciatora a mezz’aria, il gattaro sospira.
Per fortuna, solo poche ore lo separano dall’ufficio. Certo, adesso vorrebbe alzarsi per bere, e i tre gatti che gli tengono compagnia sul divano lo tengono bloccato, ma la sete è un fatto mentale, si può resistere fino a 7 giorni senz’acqua. Bisogna convincerli a spostarsi tutti sul letto, ma loro sono così felici, gli fanno le fusa come se lui fosse il loro benefattore adorato. Sono così tranquilli, sarebbe un peccato farli alzare! Ogni volta che un gattaro si arrende, mi sembra di vedere un ghigno su quei musetti pelosi.
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