Gattari da legare: Il mio sonnifero si chiama gatto
I gatti mi fanno venire sonno.
Sono sempre stata un’amante dei riposini. Ehm, diciamo delle dormite superiori alle 2 ore. Avendo una bambina di due anni e mezzo, queste pennichelle pomeridiane sono diventate un dolce, lontano ricordo. Quando vado a casa di mia madre, dove si possono trovare gatti nei luoghi più impensati, per me diventa una tortura. Esco in giardino a giocare con la bambina e vedo un gatto nel vaso che dorme, al tepore dell’ultimo sole autunnale. Comincio allora a “capuzziare”, come si dice da noi: la testa mi cade all’improvviso sul petto, finché non sento una vocina i cui decibel sono indirettamente proporzionali al corpicino che li emette: “Mamma!”. “Sì, tesoro, gioco, gioco”.
Dopo pranzo, mentre sparecchio, vedo un gatto accoccolato su un cuscino. La palpebra si fa pesante… “Mamma! Gelato!”. Eccomi, a tagliare a pezzetti piccoli un gelato con biscotto mentre con la coda dell’occhio guardo con cupidigia il divano per metà libero. Il divano che mi chiama… Il gatto intercetta i miei pensieri e inizia anche a fare le fusa. Ecco, il mio sogno per la vecchiaia è questo: mia figlia che si mangia da sola il gelato mentre io mi liquefaccio sul divano. Coi gatti.
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