Gattari da legare: Il gattaro e il suo gran sacerdote
Nel primo post di questa rubrica, indicai i gattari come sudditi di Bastet. Oggi mi voglio occupare del sacerdote supremo di questa religione, amministratore del sacro e guida dei fedeli: il veterinario.Ogni gattaro ha necessariamente bisogno di un veterinario con alcune caratteristiche: essere disposto a farsi fare pipì addosso da un paziente, ad esempio. Altra […]
Nel primo post di questa rubrica, indicai i gattari come sudditi di Bastet. Oggi mi voglio occupare del sacerdote supremo di questa religione, amministratore del sacro e guida dei fedeli: il veterinario.
Ogni gattaro ha necessariamente bisogno di un veterinario con alcune caratteristiche: essere disposto a farsi fare pipì addosso da un paziente, ad esempio. Altra cosa gradita, è la reperibilità la mattina della vigilia di Natale, visto che i gatti, dotati com’è noto di sesto senso, riescono a capire qual è il giorno meno opportuno per stare male.
Un veterinario degno di un gattaro cercherà sui suoi libroni, laddove possibile, il generico che non ti faccia finire sul lastrico; avrà intuito anche in situazioni impossibili, in telefonate del tipo: Pronto? C’è un gattino nel mio cortile, non si fa né avvicinare né prendere, non l’ho mai visto. Mi sembra che gli manchi del pelo, che faccio? Il succo della risposta naturalmente sarà: Se non me lo porti non lo so!, ma lo farà in modo tale da non farti sentire mandata a quel paese.
Un vero sacerdote resterà lucido e apparentemente impassibile nel fronteggiare vaneggiamenti di padroni terrorizzati e confusi, incapaci di dare descrizioni sensate dei sintomi dell’animale; tratterà con rispetto l’animale, agendo con calma, ma senza perdersi in troppe smancerie, perché “il medico pietoso fa la piaga verminosa”. Di fronte a una diagnosi particolarmente difficile, non troverà disdicevole e umiliante chiedere un altro parere, ed eviterà che il proprio orgoglio possa nuocere al gatto.
Il veterinario deve essere esperto di etologia e psicologia umane: calmare un padrone allarmato, rimproverare uno distratto, ascoltare ansie e confessioni, capire quali frustrazioni bipedi vengono riversate su un animale in realtà sano, evitare reazioni violente quando un padrone gli chiede di asportare chirurgicamente gli artigli al gatto che gli graffia il divano, accompagnando semplicemente l’imbecille all’uscita.
Oggi mia madre ha portato uno dei nostri gatti dal nostro “parroco”. Quel piccolo capolavoro della natura, famoso per l’abitudine di ciucciare naso e lobi delle orecchie agli appartenenti della famiglia, ha una micosi che, ovviamente, è trasmissibile agli esseri umani. Dopo aver prescritto la cura al micio, il veterinario si è sentito chiedere da mia madre: Cosa devo fare, se mi trovo delle macchie addosso? Naturalmente, lui le ha detto di andare da un dermatologo. Lei non ne ha voluto sapere: all’occorrenza avrebbe chiamato lui, del quale si fida più che di un medico “ortodosso”. Se qualche dermatologo ci legge, non deve prendersela: siamo scusabili in virtù della nostra ossessione. Potrei, un giorno, decidere di partorire in ambulatorio veterinario, se il dottore mi assicura che non dovrò tagliare coi denti il cordone ombelicale.
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