Gattari da legare: Il convitato di pietra
I miei gatti, col procedere delle generazioni o, forse, della nostra esperienza, diventano sempre più educati, quando noi siamo a tavola. Una delle mie prime gatte non elemosinava il cibo, lo pretendeva: ogni tanto effettuava un raid sulla tavola imbandita per ricordarci che, se avesse voluto, avrebbe potuto farlo. Ci conveniva sfamarla prima delle sue […]
I miei gatti, col procedere delle generazioni o, forse, della nostra esperienza, diventano sempre più educati, quando noi siamo a tavola. Una delle mie prime gatte non elemosinava il cibo, lo pretendeva: ogni tanto effettuava un raid sulla tavola imbandita per ricordarci che, se avesse voluto, avrebbe potuto farlo. Ci conveniva sfamarla prima delle sue incursioni. Attualmente, solo la mia gatta più anziana, quando siamo a pranzo, ci conficca graziosamente le unghiette nella carne viva delle gambe, finchè, per farle mollare la presa, non le lanciamo il boccone.
Ovviamente, questo tipo di concessione fatta all’animale è inammissibile, ma non ho mai preteso di sapere educare i gatti che, anzi, educano me. L’altro giorno, però, ho assistito a una scena che, con un gatto, non si sarebbe mai potuta ripetere: arrivata nel parco dove leggo durante la mia pausa pranzo, ho visto una signora distinta ed elegante letteralmente aggrappata a un guinzaglio. All’estremità opposta c’era un labrador.
Il cane, sdraiato e del tutto indifferente agli strattoni dati dalla disperata signora, stava sdraiato fissando un signore che mangiava un panino. La padrona, vedendomi sorridere, mi ha detto imbarazzatissima che il cane le faceva fare solo brutte figure: appena vedeva qualcuno mangiare, si bloccava e lo guardava fisso. Con gli “indigeni” non c’era problema, mi ha detto la signora, ma con i turisti la faccenda diventava imbarazzante.
Le ho consigliato di portare con sé il telefono cellulare, per fingere all’occorrenza di parlare a telefono ignorando il cane. Millantando di essere affaccendata, avrebbe potuto recitare il copione dell’indifferenza, senza dare spiegazioni, mentre il cane avrebbe potuto fissare tutti quelli intenti a mangiare. Un gatto, ho pensato, non si sarebbe accontentato di guardare: avrebbe agito, senza vergogna né remore.
Per dovere di cronaca: il cane ha mollato la presa solo quando il signore ha porto un pezzo del panino alla signora che, come un’atleta, ha lanciato a qualche metro il boccone pronta a seguire il cane che ci si avventava sopra con un balzo.
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