Gattari da legare: I gatti sono persone serie
I gatti sono persone serie.
Quanti gatti travestiti per Carnevale avete visto (sì, lo so, adesso va di moda Halloween, ma non mi arrendo)? Pochi, e tutti fintamente remissivi ma covanti vendette tremende.
Il gatto non vi corre incontro scomposto e sbavante, ma si affretta graziosamente miagolando verso la porta. Non salta con l’aria di chi ride a crepapelle mentre il padrone si diverte, ma spicca balzi perfetti e chirurgicamente volti all’annientamento della preda.
Mi sentirei in imbarazzo a portare in giro un cane che annusa tutto e tutti. Il barboncino snob di mia madre, per quanto altezzoso, mancava di quell’assoluta consapevolezza di superiorità che hanno i gatti anche quando spruzzano in giro. In quanto servitù, noi non esistiamo e non provochiamo loro alcun disturbo.
Un po’ di questa indifferenza verso gli umani l’ho vista solo in alcuni randagi. Che sia l’uomo a far prendere al cane quegli atteggiamenti che noi gattari non amiamo? Insomma, noi non siamo razzisti, e davanti a un animale in difficoltà non ci tiriamo mai indietro. Chi ama tanto i cani a volte detesta i gatti (solo a volte, per fortuna), mentre noi non detestiamo mai i cani. È che non li capiamo e non ne subiamo il fascino.
Prendete per esempio un libro: un gatto ci si stenderebbe sopra e, se proprio necessario, si farebbe le unghie solo sul dorso. Un cane lo divorerebbe. Il cane è esagitato, e fa agitare anche noi. Il gatto ogni tanto è preso da una sorta di follia, soprattutto di sera, ma è come mettere a confronto Jason Voorhees con Hannibal Lecter. I miei gatti sono raffinatissimi criminali che mi tollerano perché sono loro devota: “Quid pro quo, Graziella, quid pro quo…”.
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Foto | Flickr