Gattari da legare: I gatti della Costiera
Ho avuto la fortuna di nascere e di vivere la maggior parte della mia vita a due passi dalla Costiera amalfitana. La prima cosa che vidi, appena uscita con mia madre dal reparto di ostetricia, fu la città che funge da porta alla Penisola sorrentina.
Non so se il mio primo sguardo sul mondo possa aver condizionato il resto della mia esistenza (soprattutto perché, a 5 giorni di vita, non dovevo avere una visione molto chiara), ma mi piace pensare che quei luoghi abbiamo influenzato il mio senso estetico. E, quando si pensa a quei posti dai panorami mozzafiato incorniciati dalle bouganvillee, c’è sempre in un angolino un peloso con gli occhi socchiusi al sole.
I gatti, in Costiera, sono un complemento del paesaggio: sanno sempre dove mettersi per deliziare i turisti, che faranno una foto che mostreranno al loro ritorno a casa, giudicandola la più rappresentativa. Il mare, la costa, i fiori e il gatto. Che siano le scale di una chiesa, un muretto in pietra o una vecchia casa, i gatti della Costiera sanno dove mettersi. E i locali ringraziano per il valore aggiunto al paesaggio e ricompensano non facendo mai mancare il cibo.
Non so se, nel mio ricordo, i fatti vengano un po’ romanzati, ma quelli che ricordo sono gatti pasciuti e dal pelo lucido. Con il diffondersi delle associazioni di volontari animalisti, tanto si sta facendo anche per le sterilizzazioni. Certo, si potrebbe fare molto di più, ma in una terra che non tutela la salute degli umani, la tutela di quella dei randagi viene affidata quasi sempre all’iniziativa privata. A poche centinaia di metri da casa mia, quando vivevo lì, c’era una magnifica sezione veterinaria dell’Asl. Insomma, funzionava in modo normale, che in Italia sembra però eccezionale. La fregatura per la sottoscritta e per le colleghe gattare, però, era che le poche centinaia di metri ponevano gli ambulatori in un altro distretto sanitario, mentre il nostro era in una sede fatiscente e con pochi veterinari che non riuscivano a fare tutto. Mi piacerebbe dire: “una tipica storia del Sud”, ma è una “tipica storia italiana”.
Ma tornando alla Costiera, tempo fa vi parlai del gatto che, ogni pomeriggio, andava a fare merenda in gelateria. Un veterinario rabbrividirebbe, ma la scena aveva comunque dell’incredibile. Credo che i gatti in Costiera siano come i corvi sulla Torre di Londra: finché ci saranno, andrà tutto bene. E spero proprio che, nell’immediato futuro, saranno gatti sfamati da sempre più gattari, in colonie segnalate e seguite da Asl che, magicamente, avranno trovato fondi e tempo per bipedi e quadrupedi.
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