Gattari da legare: I bizzarri commenti agli appelli di adozioni
I social network sono posti ben strani.
Non so se Facebook e Twitter rispecchino realmente la società civile, ma non credo: per strada non ho mai incontrato tante bizzarre persone in una volta sola. Seguo qualche associazione animalista e, quando possibile, cerco di condividerne gli appelli e di sostenerle come posso.
A parte i soliti commenti di risposta ai requisiti “no balconi, no giardini se non recintati o schermati”, requisiti dei quali ho già parlato in un altro post, mi sembra che le persone non leggano realmente gli appelli. “La cucciolata si trova a Vattelapesca”. Commento: “Dove si trovano i cuccioli?”. “Il gatto viene attualmente trattato col farmaco X”. Commento: “Poverino! Ma almeno lo state curando?”.
Ma il capolavoro è: “Ma rimetteteli in libertà, inseriteli in una colonia!”. Nessuno però che scriva mai: “Ma povero cane, rimettetelo in libertà, inseritelo in un branco!”. Spesso le discussioni degenerano, e ieri mi sono ritrovata a ridere di gusto mentre leggevo la più lunga sequela di parolacce mai rivoltemi, perché avevo educatamente sollevato un’obiezione circa il rimettere in libertà dei gattini appena salvati dalla strada. Io ho fatto appello al Gianni Morandi che è in me e ho offerto pace e amore alla commentatrice, che però non ha gradito allargando i suoi improperi a tutto il mondo delle gattare. Il lato positivo è che, come si sa, su Facebook più commenti ha un post più ha visibilità. Vorrei quindi ringraziare tutti coloro che scrivono commenti assurdi o inadeguati sotto i post di adozioni. Continuino pure col loro analfabetismo funzionale e coi loro insulti: è grazie a queste persone, secondo me, che i futuri adottanti trovano i loro pets. Mi piace, quando mi dite le parolacce.
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