Petsblog Gattari da legare: Hai controllato il meteo?

Gattari da legare: Hai controllato il meteo?

Il gattaro è un tipo pacifico. Del meteo non gli importerebbe nulla, se non fosse che il clima si ripercuote sulla qualità del suo sonno: brutto tempo, notti in bianco a pensare alla colonia.

Gattari da legare: Hai controllato il meteo?

Se sento mia madre al telefono, la sera, e vengo a sapere che lì è brutto tempo, la domanda è immediata: “I gatti sono al riparo?” “Sì, sono appena andata a controllare”. E il controllo si fa con la pioggia, con la grandine, con la neve o con una tromba d’aria. E non è per dire: “Qui c’è una tromba d’aria” “Stai tranquilla, i gatti sanno dove ripararsi” “Mi hai letto nel pensiero, pensavo proprio a loro”. Non è telepatia, è che viviamo così da decenni.

Questi saranno giorni di allerta meteo ovunque, il che vuol dire che il gattaro medio sarà più incavolato del solito e più sgarbato del normale: sappiatelo, se non siete gattari ma ne frequentate uno. Il problema è che piogge torrenziali e simili avvengono quasi sempre di notte, e il poveraccio non ci pensa su due volte a uscire con un tempo da lupi, con la torcia e il pigiama sotto la giacca impermeabile. Bisogna controllare la tenuta delle cucce, che tutti i gatti siano presenti, che siano al riparo in caso di folate improvvise.

Anni fa, durante un inverno particolarmente piovoso, ci capitò di badare a delle cucciolate appena nate e alle loro mamme (quello divenne l’anno della sterilizzazione globale e totale, chi se lo scorda più! Una catena di montaggio, con le gatte a due a due che passavano la convalescenza a casa nostra. Un incubo). Bene, mia madre, quell’inverno, preparava tante borse dell’acqua calda quante erano le cucce. Ogni sera le portava fuori, contava i gatti, i cuccioli, le infilava sotto le copertine e poi rientrava. Poi iniziava a piovere, allora usciva di nuovo per assicurarsi che le cucce restassero asciutte.

E tutto ciò va benissimo, per carità! Ma bisogna rendersi conto di una cosa: una volta sistemati i ripari (e il gattaro sa sempre dove e come sistemarli), a meno che non venga un’alluvione davvero eccezionale, le cucce non si spostano da lì! Uscire di continuo per assicurarsi che il gatto, muovendosi, non abbia fatto spostare un lembo di coperta che si impregnerà d’acqua facendola penetrare all’interno, è da malati. Ma noi lo siamo, siamo dei maniaci ossessivo-compulsivi. Tutto deve essere perfetto, sigillato e ripiegato con cura, all’interno dei ripari.

Quando in Romagna ci fu una nevicata davvero fuori dal comune, tre anni fa, io mi spezzai la schiena per scavare tunnel nella neve. I tunnel, nella mia testa, sarebbero serviti ai gatti per spostarsi: dalla casa alle cucce nel campo sul retro, dal cancello di casa alla mia porzione di giardino, passando intorno alla casa perché magari avrebbero gradito sgranchirsi un po’ le zampe ogni tanto. Bene, dopo aver spalato ore, e io odio la neve, odio il freddo e odio il movimento fisico, alzai finalmente gli occhi dalla trincea che avevo scavato. Lì, all’altezza dei miei occhi, tranquillo e appollaiato, un gatto mi guardava. Perché io affondavo nella neve. I gatti no. I gatti pesavano 50 chili meno di me. Non sarebbero morti di freddo, non sarebbero morti di fame. Ero stata stupida io a voler trasferire sui gatti un disagio che era solo di noi umani.

Pensate che i gattari imparino qualcosa dalle loro esperienze? Pensate che un gattaro si arrenda al fatto che, se un gatto non vuole dormire nella cuccia calda ma sul tetto, non ci sarà modo di farlo entrare? Il poverino si farà una ragione del fatto che non può decidere che in ogni cuccia ci debbano essere 2 gatti e non 10 gatti in una e nessuno in 5? No. Il gattaro non impara. Il gattaro è recidivo. Il gattaro è di coccio. Il gattaro persevera. 44 giorni alla primavera. Dobbiamo tenere duro un altro po’.

Foto | Flickr

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