Gattari da legare: Chi si è fatto le unghie sul divano?
Qualcuno forse ricorderà che, negli ultimi mesi, ai miei "figli" pelosi e quadrupedi se ne è aggiunta una glabra e bipede (in realtà, per ora, è quadrupede anche lei).
Se ero convinta, giustamente, che la mia esperienza di gattara mi avrebbe facilitato la vita, non ero preparata a quanto l’avrebbe influenzata. Innanzitutto, non riesco a dire “pediatra”: io prendo appuntamento dalla veterinaria. Chi mi è vicino non ci fa più caso, ma gli estranei hanno sempre un sussulto quando parlo della veterinaria di mia figlia. A volte riesco a correggermi e ad attribuire la giusta laurea alla dottoressa, ma temo che qualche volta non me ne sia accorta in tempo, lasciando l’interlocutore interdetto e pronto a chiamare i servizi sociali. Vorrei rassicurarvi: la bimba va da un’autentica pediatra, è solo che io la chiamo “veterinaria”.
Il secondo punto riguarda i giochi che le faccio fare: per attirare la sua attenzione tamburello con le dita, avvicinandogliele e allontanandole rapidamente. E quel “rapidamente” è dovuto al timore che mi rifili una rasoiata con le unghie: sì, perché le unghie dei bambini non sono meno letali di quelle dei gatti. Tra l’altro, mia figlia si fa le unghie sul divano. Ogni tanto sento il classico rumore e le lancio il classico rimprovero “smettila, fattele sui pupazzi!”. Le unghie sono naturalmente all’estremità delle zampette: chi mi sente pensa che sia un mio vezzo, invece mi viene naturale chiamare braccia e gambe “zampe”.
Un’altra cosa che mi capita spesso, quando sono al telefono od occupata a fare qualcosa, è distrarla facendo ondeggiare qualche giocattolo sulla sua testa. Per ora non salta, ma quando gratto con le unghie sulla parete del box mi dà soddisfazione cercando di afferrare la mano. Non c’è bisogno di dire, poi, che quando le do da mangiare e si distrae la chiamo col classico verso di richiamo per i gatti. Il risultato è che i gatti del vicinato si affacciano di continuo, che i gatti di mia madre al telefono miagolano di continuo (sì, perché anche mia madre, nelle nostre lunghe telefonate, le parla come se fosse una gattina).
Per Natale andremo dai nostri genitori, e prevedo grossa confusione e crisi d’identità per i gatti, seccati dalle attenzioni che riceve quella cosina là, senza peli e che non sa saltare. Mentre la bambina, come ogni volta, guarderà i mici in adorazione, verosimilmente pensando “da grande voglio essere anch’io così!”.
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