Gattari da legare: Casa dolce casa
Come la presenza dei gatti influisce sulle nostre scelte d'arredamento
Casa mia, rispetto a quando ero bambina e gli unici gatti erano quelli della colonia all’esterno, ha subito lenti ma significativi cambiamenti. Le prime cose a sparire sono stati i soprammobili più fragili: cristallo e vetro soffiato sono stati eliminati (non da noi umani) o chiusi in mobili con vetrine. Gli oggetti più leggeri, invece, sono stati ammassati, quando necessario, il più possibile a ridosso delle pareti.
I bidoni dei rifiuti hanno avuto in dotazione coperchi quasi a tenuta stagna, mentre ogni cosa edibile è stata fatta sparire dal piano della cucina. I divani, che un tempo potevano essere ammirati nei loro tessuti e colori originari, sono stati prima sostituiti e poi ricoperti di lenzuola e fodere. Monete e banconote, tirate fuori dalle tasche appena rientrati a casa, non sono più stati lasciati in giro, riscoprendo l’utilità dei portafogli.
Lasciare in giro le chiavi, poi, avrebbe significato l’impossibilità di prendere l’auto o chiudere casa. I tappeti persiani si sono scoloriti, perché è ciò che capita quando si è costretti a lavarli con acqua corrente. Dopo tutti questi anni, però, mi è chiara una cosa: la sistematica distruzione da parte dei gatti di tutto ciò che di più bello abbiamo in casa, è una chiara strategia per migliorare noi umani, impedendoci di essere troppo attaccati ai beni materiali. Vorrei quindi ringraziare le mie prime due gatte, che ora non ci sono più, per aver sbriciolato l’alzata di cristallo col gambo d’argento e la lampada di Murano che mia madre tanto amava: grazie, ci avete reso donne migliori.
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