Gattari da legare: cantami, o Diva
Vorrei tanto dormire.
Il mio sogno proibito è tornare a dormire come quando non avevo ancora una figlia. Me lo ripeto sempre. Poi, però, ci penso meglio. Io non ho mai dormito senza la presenza di “interferenze” dal 1988. Da quando, cioè, le prime gatte fecero il loro ingresso in casa mia.
I gatti hanno sempre avuto due modi per disturbare il mio sonno: il primo, il più facile, è quello di bloccarmi movimenti e respirazione mettendosi addosso e moltiplicando all’infinito il loro peso.
Il secondo, invece, è più subdolo perché meno diretto: è il canto. Sì, perché le nostre gatte non si sono mai limitate a miagolare, hanno sempre modulato la loro voce in modo non sempre delizioso come i loro musetti. C’era la gatta che voleva che mi alzassi per andarla a coccolare che faceva rap alquanto rabbioso. C’è la soffice Gatta 2 che canta l’opera. Arie leggere, nulla di drammatico. Se si esclude che lo fa alle 3 del mattino. Gatta 3, invece, non so esattamente cosa canti, ma deve essere qualche canto di guerra teso a sfinire l’avversario e a prenderlo per stanchezza.
Vorrei una notte silenziosa. Senza “mamma, ho finito l’acqua!” e “miaaaaooooo, meu meu eu”. Ah: non consigliatemi i tappi. Non funzionano.
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