Gattari da legare: Ancora cinque minuti, solo cinque!
I gatti di mia conoscenza sono soliti svegliare i padroni tra le 5:30 e le 6:45. Le modalità le conoscete sulla vostra pelle, sono quelle che più volte abbiamo affrontato qui. Quello che mi interessa, però, è mettere in luce l’assoluta passività dell’umano davanti ai desideri felini.Il gatto dà la sveglia miagolando come se lo […]
I gatti di mia conoscenza sono soliti svegliare i padroni tra le 5:30 e le 6:45. Le modalità le conoscete sulla vostra pelle, sono quelle che più volte abbiamo affrontato qui. Quello che mi interessa, però, è mettere in luce l’assoluta passività dell’umano davanti ai desideri felini.
Il gatto dà la sveglia miagolando come se lo stessero torturando; i miagolii strazianti sono accompagnati da un insistente graffiare contro la porta se è chiusa o da ruffiane leccatine sul viso se l’accesso alla camera da letto è libero. Le leccatine salgono di intensità col trascorrere dei minuti, e si possono trasformare in morsi sempre più violenti. Il gattaro cercherà di coprire l’intera superficie del proprio corpo con le lenzuola, ma il gatto riuscirà a penetrare la più spessa coltre con i suoi artigli, mentre “impasta” soddisfatto.
Perché vi tortura, dopo una serata all’insegna della follia per giunta? La scusa ufficiale è il cibo: in realtà, non sopporta che voi dormiate mentre lui è sveglio. A volte, cercando di mantenermi aggrappata all’ultimo residuo di sonno, mi vengono quasi le lacrime: perché non mi lasci altri cinque minuti, solo cinque? Ma non c’è nulla da fare, e lo so. Nemmeno per un attimo mi illudo che il gatto possa smettere di dare fastidio, perché le ho provate tutte, e ho sempre ceduto. Sono una vittima consenziente, e merito le sue angherie.
Il senso di impotenza è quasi liberatorio: chi ha un cane può suggerire di lasciarlo miagolare, di rinchiuderlo in una stanza lontana di notte, di lasciargli dei croccantini prima di andare a dormire, ma io so che è inutile pensare, inutile opporsi. A volte, in un ridicolo moto di superbia, ho cercato di reagire, ma il gatto mi ha messa in riga saltando sul comodino o sulla scrivania, facendo cadere tutto e costringendomi ad alzarmi. Raccattati gli occhiali dal pavimento, mi sono così trascinata in cucina, sfamando le bestiole demoniache: credo si chiami Sindrome di Stoccolma.
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