Gattari da legare: Allons enfants
Ieri ho letto una notizia che mi era sfuggita, e ancora non ho deciso se essere più soddisfatta o più perplessa.
Il parlamento francese ha apportato una modifica al Codice napoleonico, che equiparava gli animali domestici al mobilio. Devo essere sincera: sin dalle elementari, quando studiavo la storia, parteggiavo per la Gran Bretagna. Non so perché: la politica estera britannica è quanto di più lontano possa esserci dalla mia visione del mondo, ma leggevo e rileggevo le pagine su Waterloo con indicibile soddisfazione. Persino il fatto che il motto della corona britannica fosse in francese mi ha sempre fatto pensare che, al di là delle spiegazioni storiche, ci fosse una sottile volontà di deridere i nostri vicini. Ma la storia dei cani e dei gatti che non sono più assimilabili a tavoli, sedie e credenze, mi ha fatto per qualche ora sospendere ogni giudizio troppo estremo per chi vive oltre Ventimiglia.
Quel che invece mi lascia perplessa è che sono convinta che cani e gatti siano ancora e in tutto il mondo tavoli, sedie e credenze. Se sfogliate il catalogo di alcuni produttori di arredi, infatti, noterete un gatto sul divano intonato ai cuscini o un cane per terra, ma che richiama il colore delle tende. Qualcuno potrebbe obiettare che gli animali domestici sono presenti nelle nostre vite, nelle nostre abitazioni: è giusto quindi includerli, così come vengono inclusi bambini che fingono di pasticciare in cucina con la mamma e papà super muscolosi che si fanno la barba specchiandosi sorridenti nell’imperdibile specchio resistente all’umidità e dal design moderno. I cataloghi sono fatti perché le persone possano identificare quell’ambiente tirato a lucido col proprio appartamento. Va bene, ma perché intonare il colore del gatto sul divano? Già mi vedo i grafici trafficare con Photoshop per snellire la mamma e dare la giusta tonalità al cane.
E poi, diciamocelo: il sogno di decine di migliaia di persone è avere un animale “statico”: lo metti in un posto, lo ritrovi allo stesso posto. Requisito fondamentale, poi, è che l’arredo peloso non cambi dimensioni, altrimenti non entrerà più nello spazio appositamente ricavato tra la libreria e e la scrivania. La legge francese risaliva a un’epoca fondamentalmente agricola, e aveva quindi le sue motivazioni. La sua modifica, oltre che rappresentare un requisito minimo di etica, potrebbe avere delle conseguenze pratiche per esempio nei divorzi, come specifica la fondazione 30 Millions d’amis: sappiamo come l’affidamento dell’animale di casa possa essere problematica. Per cambiare mentalità è innanzitutto necessario avere delle leggi che mettano dei paletti: possiamo parlare di femminicidio, corruzione, di quello che ci pare, ma se non ci sono leggi a supportare le nostre battaglie non andiamo da nessuna parte.
Sono dunque felice che la Francia abbia fatto questo passo (ciò non toglie che la Francia già avesse leggi a tutela degli animali, naturalmente), ma lo sarò ancora di più quando cataloghi e pubblicità la smetteranno di cotonare velli e aggiustare tonalità di beige per intonarle alle tovaglie no macchia/no stiro.
Via | La Zampa
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