Gattari da legare: A volte ritornano
Gli effetti collaterali della caccia dei gatti: quando la preda diventa un giocattolo
La scorsa settimana mi avete lasciata un po’ perplessa ma felice per l’immenso dono di un uccellino che i gatti mi hanno fatto. Vi ho descritto la mia reazione, dicendo che i mici dimostrano l’appartenenza a un gruppo anche in questo macabro modo. Devo dire, però, che negli ultimi sette giorni il mio amore incondizionato è stato messo a dura prova.
Avevamo lasciato l’uccellino nel suo ultimo volo oltre la siepe, dove avevo cercato, in modo davvero insensibile, di disfarmene. La mattina dopo, aprendo le finestre, l’ho ritrovato sulla soglia. Ho allora deciso di dargli degna sepoltura e, una volta espletata la funzione, sono rientrata con la coscienza alleggerita. A ora di pranzo sono uscita. L’uccellino, come in un incubo, mi aspettava sotto la tettoia. Vincendo pena e disgusto, l’ho fatto sparire un po’ più lontano. Inutile dirvi che, a ora di cena e più malconcio che mai, il pennuto è riapparso tra i gatti che aspettavano i croccantini. Nel frattempo la mia coscienza, appesantita dalle scene di giubilo quando la povera vittima era stata sacrificata sull’altare del mio ego gattaro, mi sussurrava all’orecchio il mio crimine. Commesso per amore, ma pur sempre crimine nefando.
Per giorni i gatti non hanno fatto altro che riportarmi la salma, alla fine è diventata una barzelletta: “Esci? Salutami l’uccellino”, “Hai visto l’uccellino? Manca da un po’”. Ogni volta che riappare mi ricorda Jack, l’amico del protagonista di Un lupo mannaro americano a Londra, sbranato dal licantropo e sempre più malmesso a ogni nuova apparizione post mortem. Non so quanto tempo andrà avanti questo orrore, ma se stasera l’uccellino è ancora lì lo porto in terra consacrata. Magari i miei piccoli demoni non lo potranno disseppellire.
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