Furever: quando l’amore per gli animali assume connotazioni particolari
Il film Furever tratta l'argomento dell'imbalsamazione degli animali da compagnia. È un argomento che vi trova d'accordo?
Gli amici di Cineblog hanno parlato del film Furever di Amy Finkel in cui si racconta dell’imbalsamazione dei pet. Tutto parte da una storia vera: nel 2007 la regista viene a sapere di una donna che aveva imbalsamato il suo amico peloso dopo la morte. Il film diventa, quindi, occasione di approfondimento per la tassidermia – questo il termine tecnico per indicare l’imbalsamazione degli animali – e del dolore che provano gli umani alla morte dei loro amici pelosi.
L’elaborazione del lutto a seguito della morte di un pet è un processo particolare perché, oltre al dolore per la perdita di un amico caro come è un animaletto, si prova anche un senso di “vergogna” dovuto alla pressione sociale. Ci si può sentire “stupidi” nel piangere un cane o un gatto – si dice spesso: “Lo so, era solo un cane/un gatto/un coniglio/un criceto…” – e quindi al distacco si unisce la paura di essere giudicati.
Da qui a imbalsamare il proprio amico peloso, però, mi sembra che il passo sia troppo lungo: il ricordo, a mio modo di vedere, ha sede nel cuore (lo dice il termine stesso) e trasformare un cagnolone in un soprammobile che si impolvera mi sembra poco rispettoso della dignità dell’animale e dell’intelligenza umana. Ma questo, ovviamente, è solo il mio punto di vista.
Voi fareste imbalsamare i vostri amici pelosi?