FIP nel gatto: caratteristiche del Coronavirus, virus responsabile della Peritonite Infettiva Felina
Vediamo quali sono le principali caratteristiche del Coronavirus responsabile della FIP nel gatto.
Quando si parla di FIP nel gatto, normalmente si tende a concentrarsi maggiormente sui sintomi, sulla modalità di trasmissione e sulla terapia. Questo solo perché nella pratica clinica, al momento della diagnosi, sono le cose a cui dare immediata priorità. Tuttavia visto che di sintomi abbiamo già parlato abbondantemente, oggi andiamo ad approfondire un aspetto particolare dalla Peritonite Infettiva Felina: il virus. Andiamo dunque a conoscere meglio il Coronavirus responsabile della FIP.
FIP nel gatto: caratteristiche del Coronavirus
La FIP nel gatto è provocata dal Coronavirus felino (acronimo FCoV), un virus a RNA facente parte dell’ordine dei Nidovirales. Il Coronavirus tende a vivere normalmente nell’intestino del gatto, la maggior parte dei gatti è portatore del Coronavirus. In generale, il Coronavirus nell’intestino si trova nell’epitelio: qui si replica e raggiunge una specie di equilibrio col sistema immunitario.
Questo vuol dire che tende a non dare sintomi, anche se talvolta passa oltre l’intestino ed è possibile trovarlo nel sangue. Pensate che alcuni studi hanno dimostrato che in gatti di colonia o negli allevamenti, la presenza di Coronavirus nelle feci varia dal 75 al 90%. E questi gatti portatori sani, eliminano sempre o periodicamente il virus con le feci, pur non avendo nessun sintomo.
Il che spiega perché in ambienti con tanti gatti, la diffusione oro-fecale del Coronavirus sia così massiccia. E questo sia per contatto diretto (da gatto a gatto) che per contatto indiretto (quindi tramite oggetti contaminati).
E’ facile intuire come in un ambiente con una così alta concentrazione di Coronavirus, questi possa mutare e provocare la FIP vera e propria. Si è visto che i Coronavirus hanno un nutrito genoma a RNA e sono frequentissimi errori della RNA polimerasi-RNA dipendente. Il che, tradotto, vuole dire che ad ogni ciclo di replicazione virale, ci sono errori nelle sequenze e mutazioni che causano la “mutazione maligna” del Coronavirus che, da virus innocuo e asintomatico, si trasforma nel virus che provoca la FIP.
Questi ceppi dotati di patogenicità maggiore, finiscono col replicarsi nei macrofagi e da questi vengono trasportati in tutto l’organismo, il che spiega i numerosi sintomi e organi coinvolti in corso di FIP.
Quindi il fatto di sviluppare o meno malattia dipende da:
FIP nel gatto: resistenza nell’ambiente
Come la maggior parte dei virus a RNA, anche il Coronavirus tende a essere sensibile ai comuni disinfettanti e al calore. Nell’ambiente non sopravvive molto, non supera le 24 ore, ma solo se non ci sono gatti portatori o se non fungiamo noi da portatori indiretti. Inoltre tende a persistere di più nelle secrezioni, dove è maggiormente protetto dagli agenti esterni.
Il che vuol dire che se ho un gatto portatore o malato, la diffusione nell’ambiente sarà costante. Così come se faccio volontariato in gattile o tocco un gatto malato, ecco che posso fungere da portatore indiretto costante e il virus continuerà ad essere presente nell’ambiente. Le 24 ore sono intese in assenza totale sia di portatori che di malati che di portatori indiretti.
Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.
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