Enterite linfoplasmocitaria nel gatto: cause, sintomi e terapia
Ecco cause, sintomi, diagnosi e terapia dell'enterite linfoplasmocitaria nel gatto.
Enterite linfoplasmocitaria nel gatto – Qualche tempo fa avevamo parlato della colite linfoplasmocitaria del gatto, oggi andiamo ad occuparci di una patologia parente stretta: l’enterite linfoplasmocitaria nel gatto. Si tratta di forme infiltrative, dalla solita visita clinica e dai sintomi è praticamente impossibile distinguerla dalle forme di linfoma intestinale. Ecco che allora oggi andremo a vedere cause, sintomi, diagnosi e terapia dell’enterite linfoplasmocitaria nel gatto.
Enterite linfoplasmocitaria nel gatto: cause e sintomi
In generale, l’enterite linfoplasmocitaria fa parte delle malattie da malassorbimento. Le cause di queste forme sono in pratica sconosciute, ma si pensa che rappresentino una sorta di risposta dell’intestino a stimoli antigenici batterici e/o dietetici, con sintomi molto simili a quelli del linfoma alimentare. Raramente questa forma si presenta come una forma premaligna che evolverà in un linfoma intestinale.
I sintomi dell’enterite linfoplasmocitaria nel gatto sono:
- vomito (è il sintomo più comune nel gatto)
- dimagramento anche notevole per malassorbimento intestinale
- diarrea (meno frequente che nel cane)
- enteropatia proteinodisperdente (meno frequente che nel cane)
Enterite linfoplasmocitaria nel gatto: diagnosi e terapia
Per la diagnosi di enterite linfoplasmocitaria nel gatto, purtroppo è indispensabile una biopsia intestinale. Gli esami del sangue servono per stabilire lo stato di salute generale, soprattutto con riferimenti all’ipoalbuminemia, ma l’unico modo per diagnosticare questa forma è una biopsia intestinale. Anche la sola citologia della mucosa non è diagnostica. Inoltre è anche l’unico modo per differenziarla dal linfoma intestinale.
La terapia dell’enterite linfoplasmocitaria nel gatto comprende l’uso di cortisonici e metronidazolo. Inoltre è necessario sottoporre il gatto a specifiche diete ipoallergeniche, con questi gatti non è possibile sgarrare neanche di una virgola, pena la ricomparsa immediata dei sintomi. Nei casi gravi che che non rispondono ai cortisonici, si può tentare la strada dell’azatioprina, ma ha parecchi effetti collaterali gravi: i gatti sono molto più resistenti agli effetti collaterali dei cortisonici rispetto a quelli dell’azatioprina.
La prognosi dipende dallo stato di salute generale del gatto: se è emaciato e cachettico, allora la prognosi è riservata. Se si è riusciti a non arrivare a quel punto, allora fra cortisonici e dieta è possibile tenere i sintomi sotto controllo, ma occhio: da questa malattia il gatto non guarisce, quindi la terapia è a vita.
Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria. Ricordiamo che Petsblog non fornisce in nessun caso e per nessun motivo nomi e/o dosaggi di farmaci.
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