Dog meat festival di Yulin, i cani salvati da un attivista italiano
Ogni anno molti cani vengono massacrati al Dog meat festival di Yulin. Tra gli attivisti che li portano in salvo anche un italiano.
Ogni anno moltissimi cani perdono la vita in modo barbaro e crudele in occasione del Dog meat festival di Yulin. E ogni anno, per fortuna, ci sono attivisti cinesi e che provengono fuori dai confini del paese asiatico che fanno tutto quello che è in loro potere per salvare il maggior numero di cani possibile. Tra questi attivisti c’è anche un italiano.
Ogni anno in occasione del solstizio d’estate, tra il 21 e il 30 giugno, la città di Yulin si trasforma in un inferno in terra per i cani. La città diventa un mercato con molte bancarelle, che vendono cibo realizzato con carne di cane. In Cina ogni anno si mangiano 10 milioni di cani. Nei mesi precedenti a quello che è il più grande evento della zona vengono rastrellati migliaia di cani e vengono allestiti macelli improvvisati. I cani non solo vengono uccisi per essere mangiati, ma detenuti in condizioni disumane.
Gli attivisti ogni anno arrivano a Yulin per cercare di evitare il massacro. Attivisti come Davide Acito, ragazzo di 33 anni a capo di Action project animal che organizza insieme ai colleghi cinesi azioni per liberare i cani, entrando di notte nei recinti e portando via più cani possibili, fuggendo sperando che nessuno si accorga di loro.
Scappano in camion, di notte, per un viaggio di 25-30 che porterà i cani in salvo nell’Island dog village creato dalla Elisabetta Franchi onlus dove i cani di Yulin trovano rifugio. Vengono curati, vaccinati, consolati e sono anche seguiti da un team di psicologi, prima di essere adottati. I cani che Davide ha aiutato a liberare sono stati presto adottati: Francia, Germania, Belgio. E poi c’è Beatrix, una cagnolina che non riusciva a superare il trauma fino a quando non ha incontrato una donna bolognese che ha deciso di farle dimenticare per sempre l’orrore.
Oggi Beatrix vive felice e serena a Granarolo. Chissà se riuscirà mai a dimenticare l’orrore di Yulin.
Foto Pixabay
Via | Repubblica