Discospondilite nel cane: cause, sintomi e terapia
Vediamo cause, sintomi, diagnosi e terapia della discospondilite nel cane.
Discospondilite nel cane – Prima di andare a vedere cause, sintomi, diagnosi e terapia della discospondilite nel cane andiamo a dare uno sguardo a cosa significa effettivamente la parola discospondilite. In pratica indica una malattia infettiva-infiammatoria, distruttiva e proliferativa che può coinvolgere i dischi intervertebrali, le epifisi annesse e i corpi vertebrali relativi. Una volta si indicavano singolarmente i termini relativi alle infiammazioni dei diversi tratti, adesso si preferisce un termine che raggruppi tutte e tre queste entità.
Discospondilite nel cane: cause e sintomi
Di solito sono colpiti dalla discospondilite cani di media e grossa taglia, soprattutto maschi di età media, anche se spesso si diagnostica una discospondilite in cani giovani. Normalmente sono più colpiti i tratti vertebrali lombosacrale e toracolombare, tuttavia non è esente da questa patologia anche il tratto cervicale caudale. Inoltre può essere colpito un solo spazio intervertebrale o più spazi, di solito vicini, anche se non sempre. Fra i fattori che determinano lo sviluppo di una discospondilite bisogna considerare la situazione immunitaria del cane: tutto ciò che può ridurre la funzionalità del sistema immunitario del cane può contribuire allo sviluppo della discospondilite (presenza di altre malattie croniche, shock, traumi, chirurgie, somministrazioni prolungate di antibiotici e cortisonici…). Esistono poi delle predisposizioni di razza che coinvolgono stati di immunodepressione, vedi per esempio la discospondilite da Aspergillosi che sembra colpire maggiormente i Pastori tedeschi.
Per quanto riguarda le modalità di sviluppo, tradizionalmente abbiamo forme di discospondilite per via ematogena e altre per contiguità. Se per esempio ci sono infezioni nel tratto genitourinario, sulla cute o nell’apparato respiratorio ecco che da qui possono partire batteri che tramite il sangue arrivano a portare l’infezione a livello della colonna vertebrale. Per contiguità, invece, si considerano infezioni provocate da corpi estranei, morsi, ferite penetranti o da armi da fuoco.
Di norma in queste lesioni si trovano soprattutto Gram positivi, ma non dimentichiamoci anche le forme provocata da patogeni come l’Aspergillus. Oltre all’immunodepressione e alla presenza di batteri, perché si sviluppi la patologia ci devono essere anche delle pre-esistenti alterazioni a livello di cricolo nell’osso coinvolto, quindi vedi traumi anche solo da continue sollecitazioni.
Di solito nel cane si vede di più la discospondilite ematogena, soprattutto a carico del disco intervertebrale e della porzione di osso fra episi e metafisi della vertebra. I batteri arrivano all’osso tramite le arteriole, provocano ostruzione dei vasi, infarto osseo ed ecco che i batteri possono cominciare a moltiplicarsi.
L’organismo cerca di reagire all’infezione isolando il focolaio, si instaura un processo infiammatorio e questo danneggia ulteriormente l’osso. Per quanto riguarda i sintomi di discospondilite nel cane, variano assai, dipende anche dal grado di aggressività dell’agente patogeno:
- abbattimento
- depressione del sensorio
- febbre
- anoressia
- dolore a livello della colonna (sia alla palpazione sia durante il movimento normale)
Man mano che la patologia procede come complicanze abbiamo:
- meningite
- mielite
- fratture
Discospondilite nel cane: diagnosi e terapia
La diagnosi di discospondilite nel cane non è così semplice come si possa pensare. Una volta che si ha il sospetto clinico, bisogna utilizzare la TC per trovare i focolai di infezione il prima possibile (le radiografie normali mostrano segni di osteolisi tardivi, dopo 2-3 settimane, mentre la sclerosi compare dopo 10-12 settimane). Oppure la RM: nelle fasi molto iniziali non è viziata dai falsi negativi a cui può essere soggetta la TC. Importante è fare in questo caso diagnosi differenziale con tumori, forme degenetarive del disco e forme di mielopatia degenerativa.
Una volta localizzato il focolaio e valutata l’estensione e la gravità del danno, ecco che bisognerebbe cercare di individuare il patogeno responsabile del problema. Il che vuol dire esami completi di sangue e urine, con esami colturali anche di sangue e urine e se si riesce del tessuto prelevato dalla lesione (cosa possibile solo se guidati dalla TC o dalla RM). Una volta cresciuti i patogeni responsabili, ecco che tramite antibiogramma si procederà a trattare il cane. La terapia per una patologia del genere è lunga, richiede un monitoraggio attento, per cui vietatissimo il fai-da-te e la sospensione della terapia “Perché tanto il cane sta meglio e secondo me tutto quell’antibiotico gli fa male”: in questo caso tutto quell’antibiotico è quello che fa star meglio il cane, se glielo sospendete senza aver sentito il veterinario rischiate di provocare recidive, setticemia e morte del cane.
Bisogna poi tenere il cane a riposo assoluto. Per quanto riguarda la prognosi dipende da quanto è esteso il focolaio, dal grado di aggressività dei patogeni, dalla loro risposta alla terapia e dal danno neurologico residuato.
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Foto | lucamascaro