A volte distrutti dal dolore non si sa cosa fare, come comportarsi: ecco che allora vi spiego cosa bisogna fare dal punto di vista burocratico quando il nostro cane e gatto ci lascia. Parlerò prima di cosa fare in caso di morte naturale e poi di cosa fare nel caso dell’eutanasia.
E’ la morte che tutti ci auguriamo per i nostri amici: trovarli morti serenamente addormentati a casa. Questo perché prendere la decisione di sopprimere il nostro cane o gatto è difficile, piena di dolore e di rimorsi. Purtroppo non accade spesso, però ogni tanto succede. Cosa devo fare in questo caso?
Se si tratta di una morte prevista, quindi in caso di cane anziano, magari già malato da tempo, conviene come prima cosa avvisare il veterinario. Se non siete sicuri che il vostro pet sia morto, portatelo direttamente dal veterinario: lui constaterà ufficialmente il decesso. A questo punto, se il cane aveva un tatuaggio o un microchip, il veterinario provvederà a rilasciarvi un certificato di decesso (la maggior parte dei veterinari rilasciano il certificato solo dopo aver personalmente constatato il decesso: non è corretto farlo non vedendo il corpo) che andrà a portato al Servizio Veterinario della vostra Asl entro 15 giorni dalla data del decesso, anche se qui la tempistica è poi variabile a seconda delle Asl di riferimento. Per alcuni si parla di 3 giorni solamente, altre non sono così rigorose. In questo modo il cane verrà cancellato dalle liste dell’anagrafe canina. Per il gatto, invece, non bisogna fare il certificato di morte.
Una dicitura particolare del certificato di morte indica la dichiarazione che il cane non ha morso né persone né animali negli ultimi quindici giorni. Si tratta di una tutela nei confronti della rabbia: se infatti il cane ha morso negli ultimi quindici giorni, non può essere soppresso, soprattutto se c’è stata denuncia di morsicatura perché l’Asl deve assicurarsi che il cane non sia rabido e se viene soppresso diventa poi difficile la procedura. Non omettete questo particolare, perché mettete in seri guai sia voi che il veterinario.
Questa diciamo che è la parte burocratica. Adesso dobbiamo decidere cosa farne del corpo. Fino a qualche anno fa era vietato seppellire il proprio cane e il proprio gatto in giardino, ma fortunatamente adesso questa legge è decaduta. Abbiamo diverse opzioni fra cui optare:
Purtroppo la maggior parte delle volte, il proprietario si trova costretto a prendere la difficile decisione di sopprimere il proprio compagno. Preciso subito che la legge italiana stabilisce chiaramente che un cane possa essere soppresso solamente in uno di questi tre casi:
Il che significa che non si può sopprimere assolutamente un cane o un gatto perché non si sa più dove tenerlo, perché magari è diventato anziano e sporca un po’ di più in casa, perché con l’arrivo dei figli è diventato troppo impegnativo o via dicendo.
Sarà il veterinario insieme al proprietario a decidere se il cane ormai è diventato incurabile. Questo non significa sopprimere un cane ai primi segni di malattia: a volte mi sento dire per cani cardiopatici o con Leishmania, ‘Beh, ma se tanto non guarisce, perché non sopprimerlo? Inutile farlo soffrire’. Sono d’accordissimo sulla pare del non soffrire, ma quando questa richiesta viene fatta con un cane saltellante, che mangia, attivo, ma che per stare bene ha solo bisogno di prendere qualche medicina, ecco allora il veterinario comincia ad alterarsi un po’. Accanimento terapeutico non vuol dire dare al cane dieci compresse al giorno perché cardiopatico, ma così facendo ha una qualità di vita dignitosa; accanimento vuol dire avere un cane in agonia, che non risponde più ai farmaci e ostinarsi a farlo soffrire e agonizzare per gli ultimi giorni di vita.
Se si decide per l’eutanasia del cane perché la sua qualità di vita non è più accettabile, al cane o al gatto verrà praticata prima un’iniezione di anestesia. Si può optare per la via endovenosa o per la via sottocutanea. Personalmente preferisco la seconda, più che altro perché non voglio stressare un animale che già sta male negli ultimi momenti della sua vita tentando di prendergli una vena. Una volta che il cane si è addormentato, il veterinario praticherà l’iniezione di farmaco eutanasico o in vena o in via intrapolmonare/intracardiaca. Purtroppo spesso a questo punto, a causa della malattia, il cane è così debilitato che la pressione venosa è bassissima, complice anche l’anestesia. Per cui potrebbe essere che non si riesca a prendere una vena, ma che si opti per la via intrapolmonare/intracardiaca: so che fa effetto al proprietario, ma vi assicuro che il cane non sente nulla. Si tratta di una morte dolce, forse l’ultimo regalo che possiamo donargli: passare dalla vita alla morte addormentandosi, senza soffrire più.
Dopo che il veterinario avrà constatato il decesso (il farmaco blocca come prima cosa il respiro, è praticamente immediato l’effetto, il cuore potrebbe battere ancora per qualche minuto, ma si tratta di fibrillazione), deciderete insieme a lui cosa farne del corpicino, esattamente con le stesse modalità di cui vi ho parlato prima per la morte naturale. Durante tutta questa procedura, sarà il proprietario a decidere a cosa assistere: molti preferiscono stare con il proprio cane almeno finché non si addormenta, non assistendo poi all’eutanasia vera e propria, ma qui sta al proprietario decidere cosa riesce e cosa non riesce a sopportare.
La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.
Foto | Albertoabouganem – Yorick_R – Tallkev