Il coniglietto pasquale: come nasce la tradizione?
Secondo la tradizione, i conigli sono uno dei simboli della Pasqua. Scopriamo insieme il perchè.
Coniglietto pasquale – Oltre a uova, pulcini e agnelli, uno dei simboli della Pasqua è senza dubbio il coniglietto. Se per uova, pulcini e agnelli la spiegazione è abbastanza evidente (si tratta di simboli di vita: dalle uova nascono i pulcini, e gli agnelli sono abbondanti in questo periodo dell’anno – e mi raccomando: per favore, non mangiateli a Pasqua (e neanche durante gli altri giorni dell’anno!) – , per i conigli la spiegazione è un po’ meno lampante e intuitiva. Le motivazioni del coniglio come simbolo pasquale sono principalmente due: la prima è di tipo storico. Fin dall’antichità in questo periodo dell’anno (il primo plenilunio della primavera) si festeggiava la vita che nasce, il vigore della natura e la fertilità. E come ben saprete, il coniglio è ben noto per le sue capacità riproduttive.
Su questa festa si sarebbe poi inserita la festa della Pasqua cristiana, che celebra una nuova nascita nel Signore risorto. Nel secolo XV la Germania recuperò poi l’antico simbolo del coniglio, e vennero prodotti dei dolcetti con la sua forma, per celebrare la Pasqua. Dalla Germania il coniglietto è poi arrivato al nord Europa e agli Stati Uniti, arrivando a diventare il simbolo che tutti noi oggi conosciamo. In particolare, negli USA il coniglietto pasquale (“Easter bunny”) è una vera istituzione, in quanto è colui che nasconde le uova nei giardini, uova che dovranno poi essere trovate dai bambini.
Secondo un’altra spiegazione, le origini del coniglio pasquale sono da attribuire a sant’Ambrogio che vi avrebbe visto un simbolo della resurrezione vista la capacità dell’animalino di cambiare il colore del proprio mantello a seconda della stagione dell’anno.
Detto questo, è importante ricordare sempre che i conigli, così come tutti gli altri animali del mondo, non sono giocattoli, ma esseri viventi che devono essere rispettati. In questa occasione, potreste quindi spiegare ai più piccoli che ogni vita è meritevole di rispetto.
via | Sapere.it