Caterina, gli animalisti e la macchina dei mass-media
Il "Caso Caterina" è balzato subito agli onori della cronaca ma vogliamo dare voce anche alle ragioni di chi (e sono tanti) la pensa diversamente.
Con molta probabilità avrete tutti sentito parlare, in maniera più o meno chiara, di Caterina Simonsen, una ragazza malata di una rara malattia genetica che, con un video, ha difeso la sperimentazione animale dichiarando che, grazie a quella, lei è viva. Questo video ha fatto il giro del web soprattutto grazie ai commenti di quattro persone che le hanno augurato di morire. Ovviamente i media si sono buttati a pesce sui “fondamentalisti animalisti”, i politici si sono schierati subito dalla parte della ragazza (facendolo ben notare ai giornalisti!) e tutto si è definito con un “sperimentazione animale= buono / animalisti= Cattivi”. Tralasciando i miei pareri personali sulla questione del video (che trovo, a prescindere dal messaggio, di cattivo gusto), i mass-media hanno montato un caso ad hoc su fondamenta di cristallo.
Si è scoperto che i quattro personaggi che hanno augurato a Caterina di morire non sono affatto animalisti, ma di questo sui giornali non se ne parla. Sono arrivate anche delle numerose risposte a quel video, risposte date da persone malate che, comunque, non credono nell’efficacia della sperimentazione sugli animali. Su Il Fatto Quotidiano è stato dato spazio ad una lettera della dottoressa Susanna Penco, una biologa (e ricercatrice) malata di sclerosi multipla che si dice assolutamente contraria ai test sugli animali con queste parole
“Grazie alle mie conoscenze scientifiche sono persuasa che, anche per le malattie più agghiaccianti, ossia delle quali non si conoscono le cause e che riducono fortemente la qualità della vita, sia proprio la sperimentazioni sugli animali ad allontanare le soluzioni e la guarigione per i malati. Sono spesso malattie croniche, che costringono i pazienti e le loro famiglie ad una vita drammatica. Inoltre, le terapie sono molto costose per il SSN. Se si abbandonasse un metodo fuorviante e ci si concentrasse sull’uomo, i progressi della scienza sarebbero più rapidi ed efficaci: io spero risolutivi”
Il biologo Roberto Cazzolla Gatti scrive a Caterina una lettera (il cui contenuto completo può essere trovato a questo link) in cui spiega che quanto asserito dalla Simonsen è, oltre che tecnicamente, eticamente sbagliato spiegando che:
È consapevole, però, che i maggiori progressi scientifici mondiali sono avvenuti nei campi di concentramento, sulle cavie ebree e nei gulag voluti da Stalin? I progressi di cui noi oggi beneficiamo sono stati ottenuti a discapito di molte vite, umane e non, sacrificate per il progresso della scienza. I musei dei campi di concentramento di Dachau, Auschwitz e Solovki solo per citarne alcuni, sono pieni di arnesi, lettini e immagini di quel grande e vergognoso progresso medico umano. Quanti sarebbero d’accordo a far nascere, in maniera programmata, feti umani per destinarli alla sperimentazione? Si tratterebbe certamente del metodo più affidabile e specie-specifico a disposizione. Chi lo farebbe con suo figlio? Qualcuno sarebbe d’accordo se si continuasse a sperimentare sugli ebrei? Forse qualcuno ancora sì. Ma per fortuna verrebbe presto arrestato. E su una scimmia? Su un topo? Che differenza fa? Non è sempre vita?
Argomenti senza dubbio molto importanti ai quali, però, nessun telegiornale sembra voler dare ascolto. A questo punto ci si domanda: perché? Un articolo della National Anti-vivisection Society (associazione antivivisezionista statunitense), tradotto in italiano sulla pagina Facebook “La Vera Bestia”, spiega che, dietro a tutto, c’è una semplice ragione: i soldi. Tra l’altro è quantomeno strano che questa situazione “pro-test” emerga proprio a pochi giorni dalla votazione in Parlamento per modificare l’articolo 13 rendendolo, in parole povere, privo di qualsiasi contenuto contro la vivisezione ( o sperimentazione scientifica, se preferite il termine, tanto il succo non cambia). Prima di chiudere l’articolo voglio farvi solo notare una cosa: chi lotta contro la sperimentazione animale non è affatto contro la ricerca scientifica con metodi alternativi ed innovativi.