Capricci Felini: Se vogliamo chiamiamolo Oscar
Vi ricordate questa sigla? Come dimenticarla? Con quella chiosa geniale: “Se volete chiamatemi…”. Certo è buffo come tale gioco di parole televisivo (in effetti il Telegatto di Sorrisi, voleva essere l’Oscar della tv e dei cantanti, almeno in Italia, ecco perché lo chiamarono così) dimostri una grande verità sul nostro rapporto con i gatti, e […]
Vi ricordate questa sigla? Come dimenticarla? Con quella chiosa geniale: “Se volete chiamatemi…”. Certo è buffo come tale gioco di parole televisivo (in effetti il Telegatto di Sorrisi, voleva essere l’Oscar della tv e dei cantanti, almeno in Italia, ecco perché lo chiamarono così) dimostri una grande verità sul nostro rapporto con i gatti, e spesso anche con qualche cane.
Si tratta del nome, anzi, si tratta di come li chiamiamo. Perché quasi sempre al gatto si affibbia un nome del tutto arbitrario, o comunque seguendo delle personalissime interpretazioni, che riguardano il momento dell’incontro o della nascita, i colori, o le passioni varie, siano esse cinematografiche, politiche, artistiche.
Di fatto comunque il gatto se ne guarda bene dal condividere la nostra fantasia in fatto di neologismi o nomi altisonanti, così accetta di buon grado, in cambio dell’affetto, quello sì senza bisogno di alfabeti. La cosa assurda comunque, è che spessissimo, per diversi motivi magari legati ad abitudini o episodi, cominciamo a chiamarlo con altri nomignoli, o addirittura con dei versi non del tutto definibili.
E se il gatto ha la fortuna di vivere in un contesto più ampio, in una famiglia per esempio, ogni membro della stessa, potrebbe scegliere di ribattezzarlo secondo i propri scrupoli. Per maggioranza poi si sceglie sempre il nick name più usato, così il gatto o la gatta finisce per avere una serie di appellativi più o meno comprensibili dagli stranieri esclusi al lessico familiare.