Borges, il suo gatto Beppo e le divinità indecifrabili
Una poesia di Borges dedicata a Beppo, il suo gatto bianco.
Borges era un amante dei gatti, l’abbiamo ricordato già con la sua poesia A un gatto. Lo scrittore argentino amava molto il suo gatto bianco di nome Beppo (insieme nella foto). E proprio a lui dedica una poesia scaturita da una riflessione comune che spesso tutti noi che viviamo con gli animali – gatti o cani che siano – facciamo: cosa vedono i nostri amici pelosi quando si guardano nello specchio? La risposta di Jorge Luis Borges, poeta sopraffino, è interessante.
Ecco la poesia tratta dalla sua raccolta La cifra del 1981.
Il gatto bianco e celibe si guarda
nella lucida lastra dello specchio
e sapere non può che quel candore
e le pupille d’oro non vedute
mai nella casa sono la sua immagine.
Chi gli dirà che l’altro che l’osserva
è solamente un sogno dello specchio?
Penso che questi armoniosi gatti,
quello di vetro e quello a sangue caldo,
sono fantasmi che regala al tempo
un archetipo eterno. Così afferma
Plotino, ombra lui pure, nelle Enneadi.
Di che Adamo anteriore al paradiso,
di che divinità indecifrabile
siamo noi uomini uno specchio infranto?