A Roma un cane muore perché legato troppo stretto a un cancello
Una brutta storia in arrivo da Roma dove un cane ha perso la vita per una serie di deprecabili errori umani, leggete cosa è successo.
In questa triste quanto terribile storia ci sono cinque protagonisti umani e uno canino. Come, purtroppo, troppo spesso accade, a fare le spese di cattiveria e ignoranza umana è stato il cane che, suo malgrado, è l’unico ad aver pagato il conto più salato di una serata di umana follia.
Il mastino in questione era il cane di due romeni che, per non si sa quale motivo, hanno litigato con il titolare di una pizzeria. Quest’ultimo ha chiamato la polizia che, giunta sul posto, si è vista scagliare addosso dai romeni proprio il molosso. Il cane, però, si è avventato contro una donna, Gigliola Guerinoni (nota alle cronache nere per un grave delitto negli anni Ottanta). Il cane è stato preso con una corda e legato a un’inferriata in attesa dell’arrivo dell’accalappiacani.
Purtroppo questo gesto fatto, speriamo, per evitare che la situazione precipitasse e non con l’intento di danneggiare il cane, è stato quello che ha dato inizio alla tragedia. Il cappio improvvisato era troppo stretto ed è stato legato troppo in alto costringendo il cane in una posizione di disagio. Aggiungete che il cane era anche estremamente agitato e capirete che è andato in debito di ossigeno, arrivando a perdere la vita quando (dopo ben due ore) è finalmente arrivato l’accalappiacani.
Ora su Facebook si sono moltiplicate le pagine per chiedere giustizia per quel povero mastino ed è stata creata una petizione online (che trovate a questo link) per chiedere spiegazioni. Spiegazioni sul perché, nonostante l’evidente malessere del cane, il cappio non sia stato allentato, spiegazioni sull’operato eccessivamente costrittivo della polizia, spiegazioni sui ritardi dell’accalappiacani e chiarimenti sulle eventuali accuse a carico dei due romeni.
Noi, ora, possiamo solo sperare che, lassù sul ponte dell’arcobaleno, quel cagnolone abbia una vita migliore di quella che ha vissuto qui giù, vittima della stupidità e del menefreghismo di quella che ama definirsi “specie evoluta”.