Gattari da legare: Il Grande Ruggito
Da bambina mi innamorai di un film sostanzialmente inutile: Il Grande ruggito. Film in parte autobiografico, scritto e diretto da Noel Marshall e interpretato dalla sua vera moglie Tippi Hedren e dai figli (tra i quali una giovanissima Melanie Griffith), il film parla di un etologo la cui famiglia arriva improvvisamente in visita, scoprendo che […]
Da bambina mi innamorai di un film sostanzialmente inutile: Il Grande ruggito. Film in parte autobiografico, scritto e diretto da Noel Marshall e interpretato dalla sua vera moglie Tippi Hedren e dai figli (tra i quali una giovanissima Melanie Griffith), il film parla di un etologo la cui famiglia arriva improvvisamente in visita, scoprendo che lo studioso convive in un ranch con svariati grossi felini.
Sembra che i “gattoni” siano stati abituati sin da piccoli alla presenza del regista, che ha pazientemente atteso più di dieci anni per realizzare il film. Costringere dei simili animali a vivere in cattività non è una cosa che mi renda particolarmente felice, né mi fa felice che delle pantere e dei leoni perdano le loro qualità “selvagge”, ma tutto ciò che vedevo, da bambina, era l’Eden.
Un grande ranch con dei gatti enormi e, a volte, buffi. Il pensiero di poter accarezzare un capoccione di gatto enorme, di poter giocare con delle zampone più grandi dei miei piedi, mi sembravano la cosa più desiderabile al mondo.
All’epoca, c’era solo la colonia curata da mia nonna, non avevo ancora dei gatti in casa. Non avrei potuto sapere che per me un piccolo Eden si sarebbe spalancato di lì a pochi anni. Non ci sono bracconieri dai quali difendere gli abitanti della mia fattoria, ma solo delle auto che corrono troppo e dei vicini senza molta anima. Ma il grande miagolio risuona ancora nella giungla metropolitana.
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