Cani, gatti e altri animali nelle fiabe dei Fratelli Grimm
Uno sguardo ai cani, gatti e altri animali presenti nelle fiabe dei Fratelli Grimm alle quali oggi Google dedica un simpatico doodle animato.
Il 18 dicembre 1812 i Fratelli Grimm pubblicavano le Fiabe del focolare, meglio note come Fiabe. Oggi Google ricorda quest’evento con un simpatico doodle animato dedicato proprio a una di queste fiabe, e cioè Cappuccetto Rosso.
Nelle fiabe dei fratelli Grimm abbiamo una massiccia presenza di cani, gatti e vari animali. Non c’è solo la celeberrima storia de Il gatto con gli stivali, ma anche tante altre fiabe, più o meno famose e di varia lunghezza, in cui i Fratelli Grimm fanno ricorso agli animali per la loro narrazione.
La furbizia delle volpi
Dal momento che le Fiabe del focolare sono una raccolta di favole della tradizione orale e scritta risentono molto dell’aspetto moraleggiante. Anche gli animali presentati non sono esenti da quest’aspetto. La furbizia della volpe, per esempio, viene anche messa alla berlina perché lei, la volpe, si fida un po’ troppo di se stessa e, soprattutto, è altezzosa. La breve fiaba La volpe e il gatto ne è un esempio:
Un giorno un gatto incontrò la signora volpe nel bosco, e poiché‚ pensava che era saggia, esperta, e che grande era il suo prestigio in società, le rivolse la parola con garbo, dicendo:
“Buon giorno, cara signora volpe! Come va? Come state? Come ve la passate in questo periodo di carestia?”.
La volpe, piena di sussiego, squadrò il gatto da capo a piedi, e per un bel pezzo fu incerta se rispondergli o no. Infine disse:
“Oh tu, misera bestia pezzata, morto di fame, acchiappatopi, che ti viene in mente? Osi domandare come va a me che sono maestra di cento arti!”.
Il gatto stava per risponderle con modestia, quando arrivò di corsa un cane bassotto [i bassotti sono cani da tana e quindi erano addestrati per cacciare, ndr]. Quando la volpe lo vide, andò subito a rifugiarsi nella sua tana, mentre il gatto saltò svelto su di un albero, andando ad accomodarsi sulla cima, dove i rami e il fogliame lo nascondevano completamente. Poco dopo giunse il cacciatore e il bassotto fiutò la volpe e la prese. Il gatto, vedendo la scena, gridò:
“Ehi, signora volpe! Siete in trappola con le vostre cento arti. Se aveste saputo arrampicarvi come me, avreste avuta salva la vita”.
La volpe, in verità, non fa bella figura nemmeno con le oche che, per antonomasia (e a torto), sono considerate stupide. Leggete un po’ questo breve racconto dal titolo La volpe e le oche:
Un giorno una volpe capitò in un prato dove si trovava un branco di oche belle grasse, e ridendo disse:
“Arrivo proprio a proposito: ve ne state qui tutte insieme, così posso divorarvi una dopo l’altra.”
Le oche si misero a starnazzare, saltarono su e incominciarono a lamentarsi e a chiedere grazia. Ma la volpe disse:
“Nessuna pietà, dovete morire.”
Finalmente una delle oche si fece coraggio e disse:
“Se dobbiamo proprio perdere la nostra giovane vita, concedici almeno una grazia: permettici di dire una preghiera, perché‚ non moriamo nel peccato; poi ci metteremo in fila perché‚ tu possa sceglierti via via la più grassa.”
“Sì,” rispose la volpe, “è ben poca cosa ed è un desiderio pio: pregate, io aspetterò.”
Allora la prima incominciò una preghiera ben lunga: “Qua, qua!” E siccome non la voleva smettere, la seconda non aspettò il suo turno, e anche lei incominciò: “Qua, qua!” (Quando tutte avranno finito di pregare, continueremo la storia, ma, per adesso, pregano ancora.)
Non solo volpi e oche
Naturalmente non ci sono solo volpi, oche, cani e gatti nelle fiabe dei Fratelli Grimm, molti altri animali. Ecco un po’ una lista di titoli di fiabe in ordine alfabetico, per rendersi conto della varietà (e non dimentichiamo che nelle storie, anche quelle che principalmente riguardano gli esseri umani, ci sono spesso animali non umani): Gatto e topo in società, Gian Porcospino, I fedeli animali, I sei cigni, I sette corvi, I tre uccelli, Il cane e il passero, Il corvo, Il lupo e i sette capretti, Il lupo e l’uomo, Il lupo e la volpe, Il passero e i suoi quattro figli, Il povero garzone e la gattina, Il principe ranocchio, Il topino, l’uccellino e la salsiccia, L’agnellino e il pesciolino, L’allodola che canta e saltella, L’asinello, L’oca doro, L’uccello d’oro, L’uccello strano, La guardiana delle oche alla fonte, La morte della gallinella, La piccola guardiana d’oche, La serpe bianca, La sposa del leprotto, La trave del gallo, La volpe e il cavallo, La volpe e la comare, Le cornacchie, Le tre foglie della serpe, Storie della serpe, Ucceltrovato.
Alcune fiabe andrebbero riviste
Purtroppo va detto che le fiabe dei Fratelli Grimm hanno contribuito a rafforzare l’idea che alcuni animali sono “malvagi” mentre altri ”buoni”. Sappiamo quanto questo sia deleterio (ne sanno qualcosa i gatti neri…). Un esempio di quest’operazione è l’apologo Le bestie del Signore e quelle del diavolo:
Nostro Signore aveva creato tutti gli animali e aveva scelto i lupi che gli facessero da cani; aveva dimenticato soltanto la capra. Allora ci si mise il diavolo: anche lui voleva creare qualcosa, e fece le capre con le code lunghe e sottili. Quando andavano a pascolare nella brughiera, le code s’impigliavano sempre ai rovi, e il diavolo doveva andar là in mezzo e scioglierle con gran fatica. Alla fine perse la pazienza e con un morso staccò a tutte la coda, come si può vedere ancora oggi dai mozziconi.
Ora le lasciava pascolare da sole, ma avvenne che Nostro Signore le vedesse mentre rosicchiavano un albero da frutta, o mentre danneggiavano le viti preziose, o mentre rovinavano altre piante delicate. Ciò gli spiacque, sicché‚ per bontà e misericordia, aizzò i suoi lupi che ben presto sbranarono le capre che passavano di là.
Quando il diavolo lo venne a sapere, si presentò al Signore e disse:
“Le tue creature hanno sbranato le mie”.
Il Signore rispose:
“Le avevi create per il male”.
Il diavolo disse:
“Naturalmente! Come il mio spirito tende al male, ciò che ho creato non poteva essere diverso; e tu me la pagherai cara”.
“Te la pagherò appena cadono le foglie delle querce; allora vieni e troverai il denaro contato”. Quando le foglie delle querce furono cadute; il diavolo venne e pretese ciò che gli spettava. Ma il Signore disse:
“Nella chiesa di Costantinopoli c’è un’alta quercia che ha ancora tutte le sue foglie”.
Smaniando e bestemmiando, il diavolo corse a cercare la quercia; errò sei mesi nel deserto, prima di trovarla, e quando tornò tutte le altre querce si erano ricoperte di foglie verdi. Così dovette rinunciare al suo credito, e per la rabbia cavò gli occhi alle capre rimaste e li sostituì con i suoi. Per questo tutte le capre hanno gli occhi da diavolo e le code mozze; e il diavolo prende volentieri il loro aspetto.
Teniamolo presente: le fiabe – anche quelle dei Fratelli Grimm – non raccontano la verità (e spesso hanno un aspetto splatter che le edizioni moderne tendono a nascondere). Sarebbe una bella operazione culturale quella di rileggere le fiabe dei tempi andati e mettere in giusta luce gli animali non umani che, spesso, vengono asserviti al volere dell’uomo con la semplice scusa che “si è sempre fatto così”.
I testi delle fiabe sono presi dal sito Ciff Ciaff. Vecchi racconti