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Come inserire un nuovo gattino in casa, consigli e profilassi

Non c’è niente di più bello che prendere un nuovo gattino da inserire nel nostro parco mici in casa. Però ci sono delle considerazioni da fare, sia di ordine comportamentale che sanitario. In breve, possiamo dire che non sempre i gatti che già risiedevano nella nostra casa si dimostrano felici del nuovo arrivo e si fa fatica ad ottenere una convivenza pacifica e felice.

Come inserire un nuovo gattino in casa, consigli e profilassi

In secondo luogo, ci sono diverse malattie virali che i gattini appena introdotti possono portare fra i mici già residenti, per cui la scelta di introdurre un nuovo micetto deve essere ponderata con attenzione, valutando tutti i pro e i contro e essendo pronti ad accettare gli inevitabili rischi che questo comporta. E se micosi e parassitosi intestinali sono debellabili, non è la stessa cosa per quanto riguarda queste patologie causate da virus.

Come inserire il gattino in casa

Dei problemi sanitari e delle difficoltà comportamentali di socializzazione di più gatti nello stesso ambiente, con introduzione di una novità felina, parleremo nei capitoli seguenti. Per adesso concentriamoci su come inserire correttamente il gattino in casa.

Prima di tutto il gattino non deve essere tolto dalla madre prima dei due mesi di vita: se li prendete troppo presto, ci potrebbero essere problemi di svezzamento, ma anche problemi comportamentali: per esempio i primi due mesi di vita sono importanti affinché la madre insegni ad inibire il morso.

Quando prendiamo un gattino, conviene portarlo prima dal veterinario in modo che possa fare una prima valutazione e capire se ci sono raffreddori, micosi o diarree in atto, patologie che impediscono il contatto fra il nuovo arrivato e gli altri mici già presenti, onde evitare lo scatenarsi di epidemie. Badate bene però: a volte ci sono malattie virali in incubazione che durante la visita non emergono, semplicemente perché non ci sono ancora sintomi in atto. Questo significa che per i primi tempi il gattino andrà tenuto in isolamento, onde evitare contagi. La durata di questo periodo è molto variabile, ne discuteremo poi nel capitolo relativo ai problemi sanitari.

Una volta che il veterinario ci avrà rassicurato sul fatto che sia possibile mettere i due mici a contatto, non si libera il gattino insieme al gatto adulto e si vede come va. Bisogna fare tutto molto gradualmente. Inoltre il gattino, se piccolo, dovrebbe prima essere messo in uno scatolone bello grande, con tutti i comfort a disposizione, solo in seguito, man mano che cresce potrete fargli esplorare una stanza per volta. Capita spesso che inserito un gattino in una casa nuova, gli si dia la possibilità di girovagare dove più gli piace. Il problema è che i gattini piccoli dormono molto, quando si stancano si addormentano dove si trovano. Sapete quante volte mi è capitato di vedere gattini che si sono addormentati sul pavimento freddo, mezzi congelati? Meglio pensarci prima ed evitare simili problemi.

Ricordatevi sempre di coccolare e di dare da mangiare prima al gatto già presente in casa, fingendo quasi di ignorare il micetto, onde evitare problemi di gelosia. Potete mettere il gattino nel suo trasportino, chiuso, in mezzo alla stanza e vedere come si comporta l’altro gatto. Qualche soffiata ci può stare, così come il fatto di ignorarlo, se invece lo aggredisce, allora dovrete ripetere tutto il giorno dopo. Quando vedrete che i due si tollerano, potete liberarli ognuno a un capo della stanza, mettendo due ciotole di cibo ai lati opposti e avvicinandole progressivamente.

Problemi comportamentali

Spesso i gatti, dandogli qualche settimana o mese di tempo, arrivano a tollerarsi: magari si amano alla follia e finiscono poi per dormire insieme, altri si ignorano educatamente, salvo soffiarsi quando si incontrano, raramente continua l’aggressività. Anche se ogni tanto qualche zampata può scappare. L’importante è non avere fretta: molti proprietari si scoraggiano se dopo due giorni in due non vanno d’amore e d’accordo, ma ci possono volere anche settimane o mesi prima che la situazione si calmi.

Considerate sempre che il primo gatto era felicissimo di essere figlio unico e all’inizio vedrà nel nuovo gattino un intruso, giunto per rubargli il cibo e le vostre coccole. Un consiglio: se pensate di prendere un nuovo gattino per aiutare un gatto già residente a superare dei problemi comportamentali pre esistenti, rivolgetevi come prima cosa a un veterinario comportamentalista. Nella maggior parte dei casi si rischia di peggiorare la sintomatologia del gatto, non di dargli dei benefici.

Problemi sanitari

Arriviamo ora alla nota dolente. Come di sicuro saprete, i gatti possono essere portatori asintomatici di patologie come la FIV, la FeLV e la FIP, cioè la sindrome da immunodeficienza felina o Aids felino, la leucemia virale felina e la peritonite infettiva felina. Ogni qualvolta si introduce un nuovo gatto in un ambiente, c’è il rischio che questi introduca la malattia fra gli altri gatti già presenti, contagiandoli.

Potreste obiettare che esistono dei test per valutare queste malattie, però ci sono delle doverose precisazioni da fare. Se stiamo parlando di un gattino, non ha senso testarlo per la FIV e per la FeLV prima dei cinque mesi di vita, perché ci sono forti interferenze con gli anticorpi materni che falsano i test. In questo caso, sempre dal punto di vista sanitario, bisognerebbe tenere separato il gattino nuovo fino ai 5 mesi quando potrà essere fatto il test. Ma non sempre questo è possibile. E c’è un’altra considerazione da fare: siamo sicuri che i gatti presenti in casa non siano già portatori di queste malattie? Se sono già stati testati e vivono sempre in casa, allora sono al sicuro, ma se escono sono messi continuamente a rischio. Questo vale soprattutto per la FeLV, perché la FIV si trasmette o con contatti massivi di sangue o con l’accoppiamento, ma se il gatto residente era già sterilizzato non ci sono problemi. Più guai ne causa la FeLV: il gatto si contagia anche tramite la saliva, le urine, le secrezioni per cui ogni volta che esce di casa e incontra un altro gatto, è a rischio di contrarre la malattia.

A questo punto dovete poi tenere conto di un altro fattore: se scopro che solo uno dei due è positivo alla FeLV, cosa faccio? Li tengo tutti e due, mettendo a rischio quello negativo? Il vaccino basta a proteggere quello negativo? Dove posso collocare un gatto positivo perché non contagi tutti gli altri? Sono domande che non hanno una risposta facile.

Abbiamo tenuto fuori volontariamente la FIP, questo perché, come vedremo in un prossimo post di approfondimento interamente dedicato a questa malattia, il test esistente in commercio è in grado solo di dirci se nel gatto alberga il coronavirus, ma non sa dirci se il virus è nella sua forma benigna o maligna. Questo è il motivo per cui di solito non si testano gatti asintomatici per la FIP: se è positivo, potrebbe voler dire che ha solo il virus in corpo, ma non la malattia o anche che la malattia si sta sviluppando, nessuno può prevederlo. Se è negativo, potrebbe essere un falso negativo. Fondamentalmente la FIP è la grande spada di Damocle di tutti coloro che intendono introdurre un nuovo gattino in un gruppo già esistente, sia che esso sia preso dalla strada, da un negozio o da un allevamento: la new entry è un portatore che contagerà tutti gli altri? O uno di quelli del gruppo pre esistente ce l’ha già in incubazione? Impossibile saperlo a priori.

La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.

Foto | Flickr

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