Gattari da legare: Ti miagolo in tutte le lingue del mondo
Un po' di espressioni feline in altre lingue.
La mia deformazione professionale mi ha spesso portata a chiedermi quali siano i termini stranieri legati ai gatti. In Italia i gatti miagolano e fanno le fusa, e questo lo sappiamo. L’etimologia dell’espressione “fare le fusa”, molto probabilmente, va fatta risalire allo strumento del fuso e al rumore che produce quando gira. Non penso di essermi mai imbattuta in un fuso, se non nelle mie letture d’infanzia, ma l’ho sempre immaginato come una sorta di sibilo, non come il motore un po’ ingolfato che si trova nei recessi della gola dei miei mici.
Nel resto d’Europa non avranno la nostra fantasia, ma vanno diritti al sodo: i gatti del Regno Unito meow quando vogliono mangiare, e purr quando sono felici. Anche i gatti francesi sono estremamente pratici: le chat cugino d’Oltralpe miaule e ronronne. Come i micetti spagnoli, d’altronde, che ronronean dalla gioia e se ne vanno maullando per attirare l’attenzione. Quelli tedeschi non ammettono repliche: Die Katzen miauen e schnurren. Come resistere loro?
La “benedizione” dell’onomatopea colpisce anche in terre lontane: in Cina, infatti, il gatto (mao, ebbene sì) miaomiao jiao e wuwu jiao. Fare wuwu è più comprensibile del “fare le fusa”, dobbiamo ammetterlo. Nei paesi arabofoni, invece, al-qitt (da pronunciare in modo enfatico, fingete di parlare come Felice Caccamo) ma’a e kharkhara (un bel raschio per pronunciare quelle “kh”!), che poi vorrebbe dire “russare”. Una cosa estremamente indicativa è che la Valeriana officinalis venga chiamata Hashishat al-qittati. Niente di che, visto che “hashish” in arabo vuol dire semplicemente “erba”, ma detto così fa tutto un altro effetto.
Mi piacerebbe che qualcuno di voi continuasse qui con noi quest’elenco: vi assicuro che nessun laureato in lingue è stato maltrattato per la stesura di questo post, abbiamo solo bistrattato un po’ grammatica e alfabeto fonetico.
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