Spese veterinarie, IVA al 23%?
Hanno annunciato che a ottobre l’IVA passerà dal 21% al 23%. “Se ad ottobre arriverà un ulteriore aumento dell'IVA al 23% l'Italia avrà definitivamente rinunciato alla sanità veterinaria”, commenta l’ANMVI (Associazione Nazionale Medici Veterinari Italiani).
Proprio in questi giorni l’ANMVI ha deciso di presentare ai parlamentari veterinari una lettera per il sostegno a livello legislativo delle cure veterinarie e le 75 mila firme raccolte con la petizione che si è chiusa il 31 gennaio 2013. “È nostro dovere – afferma il presidente ANMVI, Marco Melosi – assolvere ad un impegno contratto con 75.241 cittadini che hanno firmato il documento“.
Nel documento si chiedevano:
- la riduzione dell’IVA sulle prestazioni veterinarie e sui mangimi al 10%;
- l’esenzione dall’IVA delle prestazioni di prevenzione veterinaria e tutela della sanità pubblica (applicazione del microchip, sterilizzazioni di maschi e femmine, ecc.);
- la possibilità di detrazione delle spese veterinarie fino a un massimale di mille euro;
- l’eliminazione dal redditometro delle spese veterinarie sostenute per gli animali da compagnia.
Moltissime le firme on-line e quelle raccolte dalle strutture veterinari, e numerosissime anche le firme dei proprietari di animali; sono proprio loro, infatti, ad essere colpiti dall’attuale regime fiscale, soprattutto in un momento di crisi economica come quello che si sta vivendo. Il 40% delle famiglie italiane ospita animali da compagnia e le difficoltà economiche spesso rendono oneroso e difficile mantenerli. E avere un regime fiscale che paragona gli animali a beni di lusso (l’aliquota sulle prestazioni veterinarie è attualmente già al 21%) sicuramente non aiuta i proprietari d’animali. Afferma ANMVI:
L’imposta di consumo non dovrebbe nemmeno essere applicata sulle cure medico-veterinarie che – al pari delle cure per l’uomo – rientrano nelle attività di sanità pubblica e di prevenzione sanitaria, a beneficio degli animali e delle persone.
Via | ANMVI
Foto | otakuchick via photopin