Umberto Saba e il dolore del mondo animale nella poesia La capra
Quante volte ci siamo fermati a parlare con una capra e a sentire il suo dolore? Poche, vero? Se lo facessimo più spesso, il mondo sarebbe senza dubbio un posto migliore!
Se cani e gatti (con criceti, conigli, cavie, pesci, uccelli, tartarughe, serpenti e rettili vari) sono animali da compagnia in senso classico, non è detto che siano gli unici. A volte si creano dei legami particolari con animali che uno non penserebbe mai. Che dire del petauro dello zucchero, per esempio? E dei cani della prateria?
Chi vive a contatto con mucche, pecore e capre sa benissimo che si può instaurare con loro un rapporto di empatia non minore di quello che abbiamo con Fido e Micio. Le caprette che fanno ciao a Heidi non sono solo una simpatica immagine per i bambini ma possono anche tradursi in realtà. Purtroppo spesso capita che alcuni tipi di animali (mucche, pecore, capre, maiali, galline e simili) siano visti solo come fonte di alimentazione per l’essere umano che, arrogantemente, non vede gli altri esseri viventi per quello che sono, ma si pone su un livello di dominio che è deleterio.
Ascoltare la voce di questi animali “da carne” è un esercizio che farebbe bene a tutti, perché ci permetterebbe di collocarci nella giusta ottica in cui il predominio di una specie su un’altra non esisterebbe.
Di questa voce, colma di dolore, si fa portavoce Umberto Saba (1883-1957) nelle celebre poesia dedicata alla capra (tratta da Casa e campagna, 1909-1910). Provate a rileggere con calma il componimento di Saba e a riflettere sul dolore che noi uomini e donne infliggiamo agli animali non umani.
Ho parlato a una capra.
Era sola sul prato, era legata.
Sazia d’erba, bagnata
dalla pioggia, belava.Quell’uguale belato era fraterno
al mio dolore. Ed io risposi, prima
per celia, poi perché il dolore è eterno,
ha una voce e non varia.
Questa voce sentiva
gemere in una capra solitaria.In una capra dal viso semita
sentiva querelarsi ogni altro male,
ogni altra vita.
Foto | Di Fir0002 at en.wikipedia [GFDL 1.2, GFDL o CC-BY-SA-3.0], attraverso Wikimedia Commons