Petsblog Animali domestici In ricordo di Pablo Neruda, poeta che amava gatti e cani

In ricordo di Pablo Neruda, poeta che amava gatti e cani

Oggi ricorrono quaranta anni dalla morte di Pablo Neruda. Nella sua produzione poetica troviamo anche diverse poesie dedicate a Fido e Micio.

In ricordo di Pablo Neruda, poeta che amava gatti e cani

Quarant’anni fa, il 23 settembre 1973, lo scrittore cileno Pablo Neruda moriva. Grande poeta e scrittore aveva vinto il Premio Nobel per la letteratura nel 1971.

Le amiche e gli amici di Petsblog ricorderanno che spesso abbiamo parlato di Pablo Neruda su queste pagine: Neruda, infatti, ha scritto diverse poesie dedicate agli animali in generale e, in particolare, ai cani e ai gatti. A proposito di questi ultimi ebbe a scrivere:

Non conosco il gatto. So tutto sulla sua vita ed i suoi misteri, ma non sono mai riuscito a decifrare il gatto

Le poesie di Neruda dedicate ai gatti

In ricordo di Pablo Neruda, poeta che amava gatti e cani

Due sono le poesie più celebri di Pablo Neruda dedicate ai mici. La prima è la famosissima Ode al gatto in cui, tra l’altro, leggiamo:

L’uomo vuole essere pesce e uccello
il serpente vorrebbe avere ali
il cane è un leone spaesato
l’ingegnere vuol essere poeta
la mosca studia per rondine
il poeta cerca di imitare la mosca
ma il gatto vuol solo essere gatto
e ogni gatto è gatto dai baffi alla coda
dal fiuto al topo vivo dalla notte fino ai suoi occhi d’oro.

Per Pablo Neruda, poi, il gatto era anche l’invidiabile esempio del riposo senza pensieri, come afferma nella poesia Come dorme un gatto:

Vorrei dormire come un gatto
con tutti i peli del tempo,
con la lingua di pietra focaia,
con il sesso secco del fuoco
e, non parlando con nessuno,
stendermi sopra tutto il mondo,
sopra le tegole e la terra,
intensamente consacrato
a cacciare i topi in sogno.

L’ode al cane di Pablo Neruda

In ricordo di Pablo Neruda, poeta che amava gatti e cani

Celeberrima, poi, è l’Ode al cane in cui il poeta intesse le lodi di Fido in un testo poetico molto struggente che, definendo l’uomo e il cane due compagni, così termina:

Andiamo uomo e cane uniti
dal mattino verde,
dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi
esistiamo,
questa unità fra cane con rugiada
e il poeta del bosco,
perché non esiste l’uccello nascosto,
né il fiore segreto, ma solo trilli e profumi
per i due compagni:
un mondo inumidito dalle distillazioni della notte,
una galleria verde e poi un gran prato,
una raffica di vento aranciato,
il sussurro delle radici,
la vita che procede,
e l’antica amicizia,
la felicità
d’essere cane e d’essere uomo trasformata
in un solo animale
che cammina muovendo
sei zampe
e una coda
con rugiada.

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