Gattari da legare: Una gattara candidata all’Ambrogino d’Oro
Una gattara, Marina Amadini, è stata candidata all'Ambrogino d'Oro in rappresentanza di tutti i volontari che si occupano, ogni giorno, di sfamare e curare i randagi.
Di candidature improbabili e improponibili per ogni tipo di premio se ne vedono ogni giorno, ma questa, a differenza di tante altre, non mi è sembrata né improbabile né improponibile.
Tante celebrità, giornalisti, medici, associazioni, sono stati insigniti del riconoscimento: perché non ricordarsi di chi, generosamente e disinteressatamente, si occupa di alcuni tra gli “ultimi”? Certo, sono “ultimi” diversi dal solito, e di sicuro non si riconoscono come tali, ma è un dato di fatto che, con l’imporsi dell’uomo sulla natura, abbiamo forzato quasi tutti gli altri esseri viventi ad adattarsi alle nostre scelte. I gatti devono procacciarsi il cibo in modo differente da quello che la natura aveva predisposto: rovistare tra i rifiuti non era tra le opzioni. I gatti vengono investiti dalle nostre auto, e non sono prede di animali più grandi ma di bande di vigliacchi che si divertono così perché non hanno una vita degna di questo nome.
Da cosa si misura la civiltà di un popolo? Dalla cura che si prende delle fasce più “deboli”, quelle che si ritrovano a subire le scelte della maggioranza: educazione, sanità, ambiente. Se molti saranno d’accordo con me su questa cosa, però, ce ne sono moltissimi altri che si sono scatenati nell’apprendere questa notizia: “i gattari premiati? Ma scherziamo? Sono una piaga sociale!”. A loro il mio consueto e reiterato augurio: che possiate vivere in un mondo infestato dai topi e senza pifferai di Hamelin. E scordatevi che vi presti uno dei miei gatti.
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