Pappagalli parrocchetti: l’invasione che preoccupa l’Europa
L’Europa sta affrontando una situazione inaspettatamente allarmante, e la causa sono i pappagallini parrocchetti. Ecco cosa spiegano gli esperti.
In Europa si sta assistendo a una vera e propria invasione dei pappagalli parrocchetti monaci (Myiopsitta monachus) e di parrocchetti dal collare (Psitaccula krameri). Il problema è concentrato in particolar modo nei paesi meridionali, dove vi è un clima più caldo, ma paesi come Francia, Paesi Bassi e Regno Unito non ne sono immuni. Ma qual è il problema esattamente? Presto detto!
Di recente la Puglia ha subito una vera e propria invasione dei parrocchetti monaci, stormi di pappagalli che non solo divorano i frutti (in particolar modo albicocche, ciliegie, ma anche mandorle, fave e piselli), ma hanno anche invaso diverse zone di raccolta. Il problema non riguarda però, come abbiamo detto, solo la Puglia, ma anche altri paesi come la vicina Spagna, dove questi pappagallini rappresentano un pericolo per la salvaguardia dell’ecosistema locale, dal momento che questa razza entra in competizione con altre autoctone, come ad esempio il picchio muratore.
Le autorità spagnole tengono a sottolineare che questi animali possono anche trasmettere malattie come la psittacosi, l’influenza aviaria o la salmonellosi.
Invasione di parrocchetti in Europa: le cause
Ma per quale ragione i parrocchetti stanno invadendo i nostri Paesi? In primo luogo, il problema potrebbe essere causato dai tanti proprietari di questi animali che, a un certo punto, decidono di liberarli in natura. Il caldo anomalo e la tropicalizzazione del clima rendono inoltre il nostro ambiente un habitat ideale per queste specie di uccelli, al punto tale che, stando a quanto emerso da uno studio condotto nel 2016, ve ne erano 85.000 esemplari solo in Europa, con più di 15.000 esemplari solo in Italia.
Ma come fare a risolvere il problema in maniera etica? Come potrete immaginare, eradicare una specie così diffusa è tutt’altro che semplice, e di certo la volontà comune è quella di evitare che questi animali vengano soppressi.
Piero Genovesi, responsabile del servizio coordinamento fauna selvatica dell’Ispra e uno dei massimi esperti di specie aliene spiega:
L’unica strada è quella della comunicazione. Progetti europei come il Life Asap hanno anche questo scopo. Intanto cerchiamo di non aggiungere danno al danno. I cittadini devono sapere che gli animali da compagnia non vanno mai liberati in natura, perché possono creare grossi problemi ad altre specie.
via | Agi
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