Acromegalia nel gatto: cause, sintomi e terapia
Oggi parleremo di una malattia particolare del gatto: siete pronti per cause, sintomi, diagnosi, terapia dell’acromegalia felina?
L’acromegalia nel gatto è una malattia particolare di solito causata da un tumore localizzato all’adenoipofisi (tendenzialmente adenomi), il quale si mette a produrre quantità notevoli di GH, ovvero l’ormone della crescita. Si tratta di malattie genetiche, però non si capisce ancora il perché di queste alterazioni.
Andiamo dunque a vedere cause, sintomi, diagnosi e terapia dell’acromegalia del gatto, cosa impariamo a riconoscerla per tempo e a capire questa malattia.
Cause
Come anticipavamo, nel gatto la causa principale di acromegalia felina è la presenza di un adenoma ipofisario (tumore non maligno, ma secernente e che aumenta comunque di dimensioni dando problemi anche localmente). Qualcuno invece propone che alcuni di questi soggetti manifestino solamente un’iperplasia delle cellule somatotrope (le cellule che producono l’ormone somatotropo), ovvero il gradino immediatamente precedente allo sviluppo dell’adenoma.
Mentre nell’uomo gli adenomi ipofisari possono produrre diversi ormai, fra i quali GH, prolattina e tireotropina, raramente questo capita nel gatto dove normalmente viene prodotto in eccesso solamente il GH.
Sintomi
L’acromegalia felina di solito colpisce i gatti maschi sterilizzati, quelli di età compresa fra i 6 e i 15 anni di età. I sintomi dipendono sia dagli effetti del GH sia dalla compressione del tumore a livello cerebrale, con particolare riferimento ai fenomeni di insulino-resistenza e allo sviluppo di forme di diabete mellito, frequente in questi mici.
Ecco i sintomi di acromegalia nel gatto:
- polidipsia
- poliuria
- polifagia
- aumento di peso
- zoppia
- soffio cardiaco
- insufficienza cardiaca
- rumore respiratorio rinforzato
- aumento di dimensioni degli arti
- tratti somatici più evidenti
- prognatismo inferiore
- aumento di distanza degli spazi interdentali
- sintomi neurologici
- midriasi
- cecità
In particolare gli ultimi tre sintomi sono legati all’espansione dell’adenoma ipofisario, mentre poliuria, polidipsia e polifagia all’insulino-resistenza e al diabete mellito secondario. Per quanto riguarda gli esami di laboratorio troviamo iperglicemia, glicorusia, aumento delle proteine totali. Spesso il tutto si accompagna ad insufficienza renale. La valutazione si fa o tramite misurazione del GH, più imprecisa, o dell’IGF-1, più attendibile. TC e RM aiutano a visualizzare l’adenoma iposifario.
Terapia
La terapia in teoria prevede l’asportazione del tumore, ma lo fanno solamente all’Università di Utrecht. In alternativa si utilizza la radioterapia, mentre dal punto di vista della terapia medica si parla ancora di protocolli sperimentali con farmaci tratti dalla medicina umana, ma che non pare abbiano molto successo.
Nell’uomo è risultato efficace l’utilizzo di un antagonista del recettore del GH, il pegvisomant, tuttavia per l’utilizzo in medicina veterinaria sarebbe necessario un antagonista specie-specifico che attualmente non è disponibile. Per quanto riguarda la prognosi, non è terribile a patto che si riesca a mantenere il diabete mellito sotto controllo e che non arrivino complicanze come l’insufficienza cardiaca o i sintomi neurologici, i quali provocano di solito la morte nel giro di un paio di anni.
La dottoressa veterinaria Manuela risponderà volentieri ai vostri commenti o alle domande che vorrete farle direttamente per email o sulla pagina Facebook di Petsblog. Queste informazioni non sostituiscono in nessun caso una visita veterinaria.
Foto | Captain.Orange
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