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Animali e chiese, quale rapporto?

La questione non può essere liquidità con superficialità, perché riguarda aspetti profondi dell'essere umano: gli affetti e la fede.

Animali e chiese, quale rapporto?

La questione è vecchia e le risposte molteplici: gli animali hanno un’anima? Per quel che mi riguarda si tratta di una domanda di lana caprina (per rimanere in tema di animali) e chi l’ha posta la prima volta evidentemente non si è mai trovato a contatto con un animale. Ognuno di noi che condivide la vita con un amico (peloso o meno) mette in dubbio la presenza o meno dell’anima in loro.

La questione, però, non è sempre vista con “semplicità” negli ambienti ecclesiastici, preoccupati, spesso, di voler gerarchizzare tutto e tutti, di dare una classificazione a ogni cosa per vivere sereni e tranquilli. Per rimanere nella chiesa cattolica, personaggi come Francesco d’Assisi o Adriana Zarri sono più unici che rari. Se invece allarghiamo un po’ lo sguardo alle altre confessioni cristiane, agli organismi che presiedono il cammino ecumenico, troviamo non poche sorprese ed espressioni che fanno ben sperare che un domani (non troppo lontano, ci auguriamo) si possa fare un discorso di “salvezza” aperto a tutto il creato, non solo a una specie (quella umana).

Ecco alcune dichiarazioni, in ordine cronologico.

  • 1983, Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese di Vancouver: “Un aspetto particolare del concetto di “integrità del creato” potrebbe essere il riconoscimento dell’integrità del valore intrinseco di ogni creatura vivente ed il mantenimento dell’integrità delle relazioni di ogni creatura con il proprio ambiente”.
  • 1988, Confessione di Glauberg “Noi confessiamo dinanzi a Dio, creatore degli animali, e dinanzi agli uomini: abbiamo fallito come cristiani perché nella nostra fede abbiamo dimenticato gli animali. In qualità di teologi non eravamo pronti ad affrontare le tendenze contrapposte alla vita nelle scienze naturali e la filosofia con la teologia della creazione. Abbiamo tradito l’invito di Gesù, a servire i nostri umili fratelli più piccoli, gli animali. Come preti e pastori, noi abbiamo paura di offrire agli animali uno spazio nelle nostre chiese e nelle nostre parrocchie. Noi eravamo sordi quale istituzione della Chiesa ai sospiri delle creature maltrattate e sfruttate”.
  • 1990, Convocazione Mondiale delle Chiese su “Pace-Giustizia-Salvaguardia del Creato”: “Affermiamo che la creazione è prediletta da Dio. In quanto creatore, Dio è la fonte e il sostegno dell’intero universo. Dio ama il creato. Le sue vie misteriose, la sua vita, il suo dinamismo, tutto è il riflesso della gloria del suo creatore. L’azione redentrice di Dio in Gesù Cristo riconcilia tutte le cose e ci chiama all’opera risanatrice dello Spirito in tutta la creazione.[…] Affermiamo che il mondo, in quanto opera di Dio, ha una sua integrità intrinseca; che la terra, l’acqua, l’aria, le foreste, le montagne e tutte le creature, compresa l’umanità, sono buone agli occhi di Dio. L’integrità della creazione ha un aspetto sociale che riconosciamo come pace nella giustizia, e un aspetto ecologico che ravvisiamo nella capacità di autorinnovamento e nella sostenibilità degli ecosistemi naturali […] Ci assumiamo il compito di essere al tempo stesso membri della comunità vivente del creato, in cui siamo semplicemente una specie”.
  • 2001, Charta Oecumenica di Strasburgo: “Credendo all’amore di Dio creatore, riconosciamo con gratitudine il dono del creato, il valore e la bellezza della natura. Guardiamo tuttavia con apprensione al fatto che i beni della terra vengono sfruttati senza tener conto del loro valore intrinseco […] Raccomandiamo l’istituzione da parte delle Chiese europee di una giornata ecumenica di preghiera per la salvaguardia del creato. Ci impegniamo […] a sostenere le organizzazioni ambientali delle Chiese e le reti ecumeniche che si assumono una responsabilità per la salvaguardia della creazione”.

Via | Promiseland
Foto | Isabel M

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