Gattari da legare: Gatti britannici
Uno dei miei sogni è vivere in un cottage elisabettiano nella campagna inglese, perché tanto sono alta 1,65 e non rischio di sbattere la testa contro le travi.
A causa di questa mia passione, guardo in TV un programma in cui pensionati britannici pieni di pretese decidono di trasferirsi in case con svariati ettari di giardino per allevare alpaca (sic). Che c’entrano i gatti? Ovvio: fanno parte dell’arredamento. Idem in un programma che, invece di accontentare pensionati, trova appartamentini cittadini per giovani coppie che, tra 30 anni, vorranno trasferirsi in campagna.
Il gatto c’è sempre: passeggia in cortiletti, prende il sole sui muretti, entra nelle inquadrature della cucina attraversandola… E, mentre sui cani presenti nelle case viene fatto qualche cenno, del gatto non si fa quasi mai parola. Il motivo è ovviamente che il gatto deve stare lì: se comprate una casa non chiedete “c’è la porta di ingresso? E il bagno?”. Naturale che ci siano porta, bagno e gatto.
Ecco, visto che li abbiamo anche battuti a calcio qualche giorno fa, mi sento di essere particolarmente gentile verso la popolazione del Regno Unito: per loro avere un gatto è una cosa quasi obbligatoria. I mici entrano ed escono dalle gattaiole, te li vedi mentre ti lanciano uno sguardo casuale e indifferente mentre passi, e sanno di essere parte integrante della cultura di quel popolo, altro che ombrelli e bombette!
Può darsi che i produttori o i registi di questi programmi siano gattari, e che non possano fare a meno di riprendere gli oggetti del nostro amore. In effetti, a guardare le foto di tutte le mie vacanze, viene il sospetto che il mondo sia popolato solo di gatti, visto che non faccio che fotografarli e fotografarmici, come se fossero un monumento. No, un attimo: loro sono dei monumenti.
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