Gattari da legare: Io vedo gatti
La finestra della mia cucina è all'altezza del piano di calpestio del vialetto d'ingresso.
A calpestare il piano, però, non siamo solo noi e i nostri graditi ospiti bipedi, ma anche tutti i quadrupedi del vicinato. Quadrupedi felini, perché se ci passassero anche i cinque cani del vicino avremmo qualche problema in più. Non soddisfatti dei colpi apoplettici che mi fanno venire in casa, i gatti devono farmi spaventare anche quando getto qualcosa nella pattumiera e, alzando lo sguardo (perché mi sento osservata), mi trovo due occhi che mi fissano nel buio, dietro i vetri. Come in un film dell’orrore. Solo che io non faccio un urlo perfetto da attrice horror, ma dei versacci tipo “ua-a-a!”.
Ma il problema non è tanto il gattin dimonio dagli occhi di bragia, quanto quelli che si accorgono della mia presenza, fanno un balzo all’indietro (subito imitati da me) e che mi lasciano pure coi sensi di colpa per averli spaventati. In realtà non mi capita solo coi gatti, ma pure con i rospi, ogni volta che sistemo il giardino. Sempre per la gioia dei vicini che, mentre mi vedono chinata sulla siepe, in tenuta da perfetta giardiniera, mi vedono spiccare un balzo apparentemente ingiustificato col solito “ua-a-a!”. Se dovesse capitarmi qualcosa, direbbero: “Faceva cose un po’ strane, a volte… Ma salutava sempre!”.
Non contenta, siccome vedo gatti ovunque, scambio sempre per un gatto un portacandela a forma di gufo che IO ho messo sul davanzale della famosa cucina. Riesco a spaventarmi anche da sola. Mia madre poi ha una statuetta di legno a forma di gatto, quindi anche quando vado a casa sua passo la vacanza a saltellare. In compenso, lo fanno anche mia madre e mia sorella, perché ogni tanto qualcuno sposta la statuetta cogliendo di sorpresa le altre due. Quella statuetta è micidiale: appena arrivata, i gatti esterni hanno passato delle ore a prendere a schiaffi i vetri, visto che la loro copia lignea era sul davanzale. Forse dovremmo smettere di mettere roba sui davanzali. Tre donne coi loro “ua-a-a” e i loro saltelli all’indietro scadono presto nel ridicolo. Però salutiamo sempre.
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