Stati Uniti: cane porta a casa un cucciolo, ma il piccolo era un orso
Negli Stati Uniti un cane porta a casa un cucciolo in gravi difficoltà. Ma si scopre poi che quello era un cucciolo di orso.
Succede negli Stati Uniti: un cane porta a casa un cucciolo che stava molto male, ma poi si scopre che quel cucciolo era un piccolo d’orso. La storia ricorda un po’ quella della ragazza che in Argentina aveva adottato uno strano gattino, salvo poi scoprire che era un cucciolo di puma. Tutto è accaduto nella contea di Washington. Lo scorso 5 febbraio un cane si è presentato al suo proprietario portando in bocca un cucciolo che stava male. Il cane non aveva ferito o aggredito il piccolo in nessun modo: trovandolo in cattive condizioni, aveva pensato di portarlo a casa per fare in modo che i suoi umani potessero aiutarlo.
La famiglia si è subito resa conto che quello non era un cucciolo di cane e ha portato il piccolo presso il Wildlife Center di Waynesboro in Virginia. Qui il centro ha svelato l’arcano: quello era un cucciolo d’orso (trovate le foto del piccolo orso sul sito del Wildlife Center della Virginia).
Stati Uniti: un cucciolo d’orso salvato da un cane
Bill Bassinger, biologo esperto di fauna selvatica del Dipartimento degli animali selvatici della Virginia, ha spiegato che il cucciolo d’orso aveva due o tre settimane di vita. Il piccolo appariva gravemente defedato, denutrito e disidratato. E’ stato subito soccorso e messo in’incubatrice: una volta riscaldato, idratato e nutrito si è ripreso prontamente, vocalizzando pure. Successivamente, poi, il cucciolo è stato affidato alle cure di una nuova madre che stava già allattando altri tre cuccioli.
E’ una pratica comune per il centro: utilizzando degli appositi collari, localizzano gli orsi e li seguono. Poi ascoltano i suoni che emettono i cuccioli nelle tane. Se trovano delle corrispondenze, i membri dello staff posizionano i cuccioli orfani fuori dalle tane. Solitamente le mamme orse li adottano come se fossero i loro. E la stessa cosa è accaduta con questo cucciolo.
Via | New York Post
Foto | Pixabay