Gattari da legare: proprietari e padroni
La scelta delle parole è importante e, a volte, inconsapevole.
Parlando dell’umano che vive con un gatto, dite “proprietario” o “padrone”? Utilizzate la stessa parola, quando parlate dell’umano di un cane? Io mi sono accorta di usare due termini differenti: il proprietario di un gatto, il padrone di un cane. Si tratta di una scelta un po’ razzista e basata su pregiudizi, se ci pensate bene.
In realtà non amo nessuno dei due termini ma, per comodità, li uso. Il termine “padrone” riporta immediatamente al cervello un’idea di gerarchia netta e squilibrata. L’uomo possiede il cane, ne decide le sorti. Il cane ne segue fedele la volontà. Sono razzista, e vedo questi cani felici di seguire l’umano in capo al mondo senza battere ciglio. Ma non è solo colpa mia: pensate al significato che normalmente diamo al termine branco, solitamente associato ai cani. Non evoca immagini tranquille: controllate la definizione che ne dà la Treccani (e non farò ironia su quest’ultimo nome).
Allora, siamo razzisti o no verso il migliore amico dell’uomo? Può darsi. Nel dubbio, io continuo a parlare coi miei gatti che, sentendosi rimproverati per qualcosa, socchiudono gli occhi e mi girano la faccia.
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