Bous a mar a Denia: la crudele tradizione dei tori in mare
Bous a mar a Denia è un'altra tradizione spagnola che vede protagonisti poveri tori costretti a gettarsi in mare.
I tori che vivono in Spagna non hanno vita facile. Alcuni di loro sono utilizzati per le corride, una barbara tradizione spagnola che viene combattuta ogni giorno da associazioni animaliste di tutto il mondo. Per fortuna qualcosa sta cambiando, perché siamo stanchi di leggere di notizie di tori uccisi dai matador o feriti a morte (celebre la vicenda di un toro morente consolato da un attivista della Peta).
Ma la Corrida non è l’unica tradizione spagnola che ci fa spesso torcere il naso. Anche la corsa dei tori di Pamplona non è il massimo per la salute dei poveri animali, costretti a correre, dopo essere stati stuzzicati e fatti arrabbiare, per le vie della città. Molti di loro si feriscono (e ovviamente rendono pan per focaccia a chi dà loro fastidio: come dar loro torto) e le immagini di quella che è una vera e propria barbaria nei loro confronti fanno il giro del mondo.
Come quelle della tradizione sempre spagnola di Bous a mar a Denia, dove i tori, dopo aver corso dietro a chi partecipa a queste folli e disumane corse, sono praticamente costretti a finire dentro il mare. Anche quest’anno questa assurda tradizione si è rinnovata nel paese iberico che si trova nella provincia di Alicante, in contemporanea con la corsa dei tori di Pamplona.
L’encierro, la corsa dei tori, in questo caso finisce in una semiplaza de toros allestita nel porto, dove i corridori che si sono fatti inseguire per le strade della città spagnola di fatto obbligato i tori a tuffarsi in acqua, perché non riescono a fermarsi in tempo.
La domanda è: perché? Non si possono onorare le tradizioni in un altro modo senza costringere dei poveri tori a fare cose che magari non vorrebbero fare?