La storia di Manuela, la tartaruga trovata viva dopo trent’anni, è una bufala?
Agostino Montalti, presidente del Tarta Club Italia, ci spiega perché la storia di Manuela, la tartaruga nascosta per trent'anni in casa, è una bufala.
La notizia di Manuela, la tartaruga ritrovata fortuitamente dopo trent’anni che era vissuta senza cibo, acqua e luce, ha fatto il giro del mondo ed è stata riportata da quasi tutti i mezzi di informazione – cartacei, televisivi e digitali – del globo. Però potrebbe essere una bufala bella e buona. A segnalarci tale possibilità è Agostino Montalti, presidente del Tarta Club Italia, per il quale tutta la storia è una bufala colossale. Lo abbiamo raggiunto e gli abbiamo chiesto delucidazioni in merito. Con l’occasione abbiamo anche parlato di alcune indicazioni generali su come accudire bene una tartaruga.
Perché secondo te la storia della tartaruga Manuela è una bufala?
Perché è impossibile che una tartaruga resista trent’anni in una scatola senza acqua e luce. Nella foto si vede una tartaruga di quattro-cinque anni con evidenti segni sul carapace di allevamento in cattività ma non debilitata.
Supponiamo per un momento che la storia sia vera: come si sarebbe dovuta presentare la tartaruga dopo trent’anni?
Prima cosa il carapace sarebbe cresciuto deformato e gli arti sarebbero secchi e atrofizzati.
È vero che le tartarughe possono vivere un lungo periodo senza nutrirsi?
In genere una tartaruga delle nostre specie mediterranee, adulta, a fine stagione, quindi ben alimentata, potrebbe resistere anche un anno senza mangiare ma non senza bere e comunque necessita dei raggi solari: non dimentichiamo che è un rettile.
La notizia è stata ripresa dai mezzi di informazione di tutto il mondo: secondo te cos’ha fatto scattare la molla perché la notizia si diffondesse così tanto?
Certamente pensare che esista un essere vivente che può stare trent’anni senza mangiare e bere, sarebbe da studiare: come non può far effetto una notizia del genere? Ma possibile che nessuno si sia posto il dubbio se fosse vera? Qualsiasi esperto in tartarughe si sarebbe messo subito a ridere e infatti nel settore ci sono stati solo sghignazzi, nessuno ci è cascato a una bufala del genere. È evidente che il proprietario voleva farsi notare o qualcuno gli ha fatto uno scherzetto, magari proprio il suo vicino che l’ha avvisato della tartaruga nella scatola, poi la fantasia lavora facilmente. Crdimi è più facile vedere un UFO che una tartaruga che per trent’anni vive senza cibo e senz’acqua!
Ci puoi dare alcune indicazioni generali per tenere bene una tartaruga?
Ci sono più di quattrocentosessanta specie e sottospecie di tartarughe fra terrestri, acquatiche, palustri e sette specie marine, quindi il primo consiglio è di informarsi sempre al massimo per far sì che sia l’habitat che l’alimentazione sia più naturale possibile, di grande aiuto sono i siti specializzati – come il portale dell’associazione no profit Tarta Club Italia – dove è possibile trovare tantissime schede di allevamento e informazioni importanti, oltre a un forum altamente specializzato e attivo.
Per semplificare dividerei due categorie, terrestre e acquatica per dare alcuni consigli sulle specie più diffuse in cattività nel nostro paese.
Per le terrestri (Testudo hermanni, Testudo marginata e Testudo graeca): prima cosa da evitare è di prendere degli esemplari se non si dispone di un ampio giardino ben soleggiato; poi per l’alimentazione scordatevi l’insalata che è un alimento pessimo (poche fibre e rapporto sbilanciato calcio/fosforo), ma cercate di dare sopratutto erbe selvatiche; se poi il giardino è di discrete dimensioni, in modo che le nostre amiche non riescano a mangiarsi tutta l’erba, dimenticatevi di alimentarle, ricordatevi però una ciotola di acqua pulita. Per il letargo assicuratevi che abbiano dei rifugi ben protetti e in cui possano scavare nella terra per seppellirsi facilmente; per le piccole tartarughe attenzione ai predatori come corvi, gazze, topi e serpenti. Attenzione anche ai cani a cui piace molto sgranocchiare il carapace che è formato di capillari sanguigni e quindi per loro è come un ottimo biscotto. In genere si sconsiglia di farle maneggiare ai bambini al di sotto dei sei-sette anni, sopratutto se sono piccole e quindi più delicate. Il letargo va fatto fare anche alle piccole appena nate: per loro è fisiologico e se non lo fanno, poi la pagheranno cara in termini di salute e durata di vita; da evitare solo per gli esemplari che nascono molto tardi, feriti o debilitati che dovranno essere allevati durante l’inverno in un terrario attrezzato con lampada a raggi UV-B e temperature diurne di 25-26° C più una zona con almeno 35° C ricreata da una lampada spot (meglio una lampada unica che emette sia raggi UV-B che calore). Per le tartarughe che sono state “viziate” con alimenti non adatti, il momento migliore per togliere tutte le cattive abitudini è l’uscita dal letargo: affamate mangeranno gli alimenti giusti che gli verranno somministrati o che troveranno nel giardino.
Per le specie acquatiche: prima di acquistarle è bene pensarci su accuratamente, da ricordare che sono tutte specie alloctone che se abbandonate sono dannose al nostro fragile ecosistema e si deve disporre di un laghetto; in casa soffrono e diventano anche pericolose. La stragrande maggioranza degli esemplari venduti nei negozi sono della specie Trachemy scripta scripta (conosciute come tartarughe dalla guancia gialla), cugine della Trachemys scripta elegans (guance rosse) di cui da diversi anni ne è vietata l’importazione. La loro alimentazione deve essere varia ed equilibrata. In natura si alimentano con: pesci, insetti, molluschi, vermi, piccoli mammiferi, girini, anfibi, carogne, feci, alghe, piante acquatiche e piante sommerse. In cattività l’alimentazione deve essere estremamente varia. Gli individui giovani necessitano di una frequenza di alimentazione giornaliera con un giorno di digiuno, gli adulti possono tranquillamente essere alimentati ogni tre giorni visti i loro tempi digestivi di gran lunga più lenti dei giovani. Le Trachemys scripta scripta possono seguire una dieta a base di pesce d’ acqua dolce (alborelle, acquadelle, trota ecc..) vivi, morti o interi a seconda della taglia della tartaruga: per gli individui più giovani meglio se morti e senza lische ma mantenendo tutte le interiora, per gli adulti di buone dimensioni anche vivi oppure interi con tutte le interiora che contengono importanti elementi nutritivi. È opportuno, comunque, integrare con altri alimenti ben accetti: insetti (grilli, lombrichi, cavallette, camole della farina…), girini, piccoli invertebrati (chiocciole con guscio molto ricco di calcio) e cibi vegetali (tarassaco, cicoria selvatica, rucola, radicchio, lenticchie acquatiche, piante acquatiche di ogni tipo,ecc…). La parte vegetale può costituire un buon 20% della dieta dei giovani fino ad arrivare a 50% o più negli adulti. Si consiglia di somministrare con parsimonia frutta e carni bianche e rosse. Ogni tanto possono essere somministrati cibi in pellet di ottima marca ma senza abusarne (massimo 30% dell’alimentazione). È buona norma lasciare sempre a disposizione un osso di seppia per fornire il calcio necessario o spolverare il cibo con del carbonato di calcio. Si ricorda che ogni alimento ha i suoi pro e i suoi contro per cui è necessario che la dieta sia estremamente varia per non incorrere a carenze di qualsiasi tipo.
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